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Il dolore che lacera lo spirito
07/06/2019 di Maria Medici
La vicenda di Noa, la ragazza olandese che ha deciso di morire per non soffrire, ha colpito tutti e, una volta tanto, non ha consentito a nessuno di compiere quelle operazioni di sciacallaggio mediatico cui siamo ormai abituati anche in presenza di questioni come la vita e la morte.
Bene ha fatto papa Francesco a parlare di sconfitta per tutti anche se persino lui non ha rinunciato ad accostare la vicenda di Noa all'eutanasia e al suicidio assistito, come hanno fatto in tanti, seppure mossi dalla nobile e stringente intenzione di ragionare e riflettere su argomenti per i quali non cíË mai fine al pensare, e prendendo spunto dalla storia della diciassettenne olandese che ci parla di sofferenza, del male di vivere e della cause che sovente lo scatenano che non sono affatto da cercare unicamente nellíintricata maglia della nostra psiche.
Noa, anzitutto, ha subito ripetutamente violenza carnale e se si ferisce la carne anche lo spirito che è indissolubilmente unito ad essa viene lacerato. Le ricuciture sono penosamente difficili, costano fatica interiore, lavoro di anni che non sempre dà risultati, offrendo, purtroppo, il senso della finitezza e fragilità delle nostre capacità di sopravvivenza. Il suo diritto di porre fine a questa sofferenza, io credo, non si discute.
Che genere di giudici possiamo essere tutti noi per poter affermare qualcosa in merito a ciò? Possiamo solamente ragionare sul rovello che ha assillato e assillerà probabilmente chi le è stato a fianco e che ci è trasmesso a noi dal senso innato di empatia: cosa non è stato tentato? cosa si poteva ancora fare? cosa, umanamente possibile, si poteva offrire alla sua vita e in risposta alla sua sofferenza interiore? Ma la sofferenza vera non è come la raccontano i film, non è fatta di scene topiche in cui la persona 'giusta' trova le parole 'giuste' e così si compie il miracolo che scioglie il dolore.
Nella vita reale il dolore è un compagno quotidiano, serpeggia sempre accanto tanto che ci si affeziona ad esso come parte di se. Noa ha raccontato delle esperienze strazianti ed estranianti che negli anni ha dovuto sopportare dentro quel contesto di medicalizzazione forzata che ancora oggi le scienze psichiatriche offrono a chi soffre di depressione a quel livello: ricoveri, terapie farmacologiche, accanimenti terapeutici fatti in buonissima fede ma che alle volte danno risultati sbagliati o non ne danno. Anche lì si misura la nostra finitezza. La dimensione del dolore è misteriosa e forse solo i poeti e i pazzi la capiscono appieno.
Commenti:
09/06/2019 18:04:26 di Anna SmurraSono assolutamente d'accordo con quanto asserito.Complimenti! 👏👏👏👏👏11/06/2019 13:33:08 di cleliaConcordo pienamente con le toccanti parole scritte che bene deficit il dolore, quel dolore profondo che, purtroppo ,spesso, nulla è nessuno riescono a sanare.La violenza fisica e gli abusi, poi, soprattutto in fase di maturazione, lasciano uno squarcio di sofferenza che raramente si placa e l'unica via di uscita da una vita intollerabile pare essere uscire dalla vita, almeno, da questa vita.
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