Il disegno di legge del senatore Pillon rappresenta un bel passo avanti nell’#ideologia populista e parecchi passi indietro nell’evoluzione di una #societàcivile attenta ai bisogni degli #individui. Nessuno escluso, a cominciare dai figli e dalle madri. Una proposta di chiaro segno patriarcale e familista, ma nel senso retrogrado e medieval-nostalgico.
D’altro canto, il leghista #Pillon è quello che ha inventato il Family Day, dove a difendere la famiglia tradizionale ci sono politici di primo piano ma con alle spalle divorzi, separazioni e plurimatrimoni.
Il concetto di “#bigenitorialità perfetta” sbandierato dalla maggioranza parlamentare e dal governo, tocca la pancia, soprattutto di quei padri che la procedura di separazione riduce sul lastrico. Una situazione, quella dei padri in estrema difficoltà per la quale indubbiamente va trovata una soluzione. Ma non certo quella proposta dal paladino restauratore Pillon. Per una serie di semplici motivi. Primo motivo, così concepita, la #leggepenalizzerebbe le donne che non lavorano o che hanno lavori modesti nel chiedere la separazione, magari per motivi di incompatibilità ma magari pure perché hanno un marito violento. Questo perché il disegno di legge prevede l’abolizione dell’assegno di mantenimento al genitore collocatario (che è quasi sempre la #madre).
Dunque il sostentamento sarebbe equamente diviso a metà fra padre e madre. Un senso di giustizia con gli occhi tappati davanti alla realtà del mondo del lavoro in cui, come è arcinoto, le donne devono accontentarsi di un trattamento economico non paritario, penalizzazioni medievali per quanto riguarda la prospettiva di maternità (nel settore privato), necessità di scegliere soluzioni lavorative part-time dato che è alla donna che ancora spetta il compito delle cure familiari, eccetera. Alla faccia della bigenitorialità perfetta. Insomma, sostentamento equamente diviso in un mondo del lavoro in cui la situazione non è per nulla equamente divisa.
Secondo motivo: i #figli. E qui si apre un capitolo talmente complesso che ti cadono le braccia davanti a quello che propone Pillon. Intanto il ragazzino, il quale ha già i suoi problemi davanti ai genitori che si separano, rischia di essere sballottato da una casa all’altra (niente più “padri della domenica” dice lo slogan gialloverde), con doppio domicilio e caos nell’organizzazione pratica della vita dei figli. La chicca è poi quella per cui se nel rapporto fra il figlio e uno dei due genitori separati le cose vanno male, si dà per scontato che la colpa sia dell’altro genitore anche non in presenza di “specifiche condotte” caratterizzate da denigrazione e ostilità. A lor signori non è venuto in mente che un figlio possa maturare un rifiuto indotto da clima, nodi più antichi, reazioni psicologiche e meccanismi di difesa e che la questione, semmai è che i figli non ti chiedono loro di venire al mondo ma sei tu genitore che ti devi prendere la responsabilità di offrire loro una vita serena? Insomma, Pillon su un tema così delicato ci mette una pietra sopra, spazza via tutte la complessità di un rapporto genitoriale e stabilisce la sua presunta verità dogmatica. E i problemi? Per quello c’è il mediatore, figura che si affianca ai genitori separati ma a loro spese. E qui ci fermiamo ricordando che il Pillon di mestiere fa proprio il mediatore. Per carità, nessuno vuol pensare male… ma a pensare male, diceva qualcuno, pure che si fa peccato ci si azzecca quasi sempre.
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