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Quella lunga notte. Apollo50th
21/07/2019 di Maria Medici
Per chi c’era, quella notte fu veramente speciale.
Anche i bambini poterono stare svegli davanti alla tv. Quando finalmente lo schermo trasmise (in Italia era l’alba) le immagini sfocate in cui una specie di fantasma scendeva la scaletta della navicella, tutti sospesero il fiato. Sembrava incredibile: già lo fu il fatto che tre nostri simili fossero arrivati così tanto lontano.
Scendere su quel suolo alieno apparve a tanti come la riprova di quel mistero che era la natura umana. Capace di cose meravigliose, come di cose orrende. Quella fu la volta delle meraviglie. Certo qualcuno, con una buona dose di cinismo, potrebbe obiettare tanto su quell’esperienza, sulla sua utilità, sulle ragioni che c’erano dietro. C’è persino chi ne mette in dubbio l’esistenza e la indica come la madre dei complotti dei poteri occulti (seppure il complotto della Terra piatta resti imbattibile).
Lo sbarco sulla Luna del 1969, come quelli avvenuti poi fino al 1972, resta sicuramente l’impresa delle meraviglie, data l’estrema difficoltà che si incontrò allora e delle enormi difficoltà che ancora oggi, nonostante i progressi tecnologici e scientifici, si incontrerebbero nel replicarla. A distanza di mezzo secolo, guardando in prospettiva il contesto in cui tutto ciò avvenne, ripensando che quella corsa alla conquista delle spazio fu motivata da uno scontro ideologico e politico che non esiste più (ben altri guai ha oggi il mondo), viene da riflettere su quanto sia possibile spingere l’intelletto umano verso conquiste impensabili.
Quanto il nostro ragionare, inventare e sognare sia un tesoro così prezioso, racchiuso dentro ciascuno di noi. Ancora oggi, quell’omino lattiginoso che saltellava a 400mila chilometri di distanza, in un mondo sconosciuto, rappresenta il desiderio dell’umanità di andare oltre. Forse l’unico desiderio che ci salva.
#50annifalallunaggio #Apollo11
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