Articoli
Il governo dei rospi
31/08/2019 di Maria Medici
Quello che (forse) nascerà sarà sicuramente ricordato come il governo dei rospi. Per carità! non con riferimento all’aspetto esteriore di Conte o degli eventuali ministri bensì intendendo i rospi che in tanti sono e saranno costretti a ingoiare per il bene della Patria.
Che tradotto in parole politiche significa in primis neutralizzare i rischi di una nave senza comandante nel mare periglioso dell’economia, della finanza e della politica mondiale del momento e, in secondo luogo – ma non troppo secondo – neutralizzare Salvini e lo strascico di sovranismo rancoroso e codazzo neofascista che si porta dietro, strascico molto corposo nel ventre del Paese.
I rospi li stanno inghiottendo i piddini e i pentastellati che fino a ieri e ancora oggi si odiano con tutto il cuore; ne deve ingoiare Di Maio defenestrato da Conte e bocciato su tutta la linea sul suo rendimento da vice del precedente governo e pure in rotta con parecchi dei suoi, forse con Grillo stesso; ne deve ingoiare Zingaretti che di rospi ne vede arrivare a destra e a manca, da dentro il partito fino ai capricci del suddetto Di Maio.
I 5S che erano per il cambiamento si sono scoperti un bel po’ democristiani vecchio stampo, non solo per le correnti interne ma proprio per quel modo furbetto di fare politica tirando sassi, nascondendo mani, chiedendo 100 per avere 50, eccetera. Peccato che continuano a dire che loro alle poltrone non ci pensino. Le belle bandiere da sventolare sono quelle del cambiamento, a cominciare da quella appesa al simbolo dei simboli dell’iniquità della Kasta, il Parlamento da sfrondare, dico simbolo perché conti alla mano per farlo pare ci costi più di quanto si andrebbe a risparmiare.
Scherzi a parte. Questo è il momento per far vedere che la politica è utile non solo ai politici. Che di Maio inghiotti il rospo della semplicità che è sorella della sincerità e della verità: altro che venti punti di programma divisi per dieci e moltiplicabili per “zero” mandato (che farebbe zero). Ci si metta d’accordo su pochi punti veramente importanti, tralasciando gli altri per la letterina a Babbo Natale.
Zingaretti sfoderi il suo aplomb da vecchio politico navigato e tenti di tenere in piedi la baracca del consenso interno (per i fuoriusciti, tanto di cappello per loro idee, ma forse non era il momento). Magari dopo i rospi arriverà anche qualche bel risultato da gustare.
Commenti:
Lascia un Commento ed Iscriviti alla mia Newsletter per rimanere sempre aggiornato!
Commenta:

Letto: 871