Maria Medici, Blog di Attualità
Maria Medici

Articoli



Notizia

Turchia e ragion di stato europea

18/10/2019 di Maria Medici

La questione dell’iniziativa militare turca in Siria ha messo in evidenza una serie di nodi drammaticamente irrisolti in una regione da sempre considerata nevralgica nei rapporti fra Oriente e Occidente.



Prima della Turchia, l’Impero ottomano, ha per secoli contrapposto il suo dominio e le sue mire espansionistiche in una area che l’Europa considerava essenziale per gli scambi commerciali e per l’espanzione coloniale in Asia.

Dal canto loro, gli ottomani hanno nutrito per lungo tempo le loro mire espansionistiche in Occidente, volendo allargare il loro dominio nei ad Ovest dei Balcani e nell’Europa centrale. Sono note le vicende storiche di questa contrapposizione, le guerre continue dal 1500 al 1700 e i tentativi espansionistici ottomani e cristiani.

Eppure questa nazione non ha mai smesso di essere una realtà in stretto collegamento con l’Occidente, finendone col farne parte a pieno titolo nel 1800 (ottomani, tedeschi e austroungarici erano alleati durante la prima guerra mondiale) ed ancor più dopo la caduta dell’Impero ottomano e la nascita della moderna Turchia kemalista.

Oggi, con l’intervento militare di Ankara sembra risvegliarsi il sogno (nutrito di recente da alcuni consiglieri del presidente Erdogan) del ritorno ad un pan-ottomanesimo, ossia di una crescita dell’influenza diretta e indiretta della Turchia in tutta la regione in cui un tempo insisteva l’Impero ottomano. Ciò vuol dire il definitivo allontanamento della Turchia dalla possibilità di entrare nella Ue ma vuol dire anche la decisione di Ankara di avere mani libere nell’area mediorientale.

Gli obiettivi concreti a medio raggio di Erdogan sono la messa in sicurezza dell’opinione pubblica turca rispetto alle richieste dei curdi di Turchia e alle accuse di terrorismo nei confronti del Pkk. Per far questo però si va ad attaccare in modo del tutto arbitrario la comunità curda in Siria (e forse prossimamente anche quella in Irak), ipotizzando di realizzare una sorta di cuscinetto di sicurezza ma creando in un’area già martoriata dalla guerra al Daesh nuove sofferenze sulla pelle di un intero popolo che, ricordiamo, ha dato un contributo decisivo nella lotta all’Isis.

Premesso che gli Stati Uniti di Trump si occupano esclusivamente dei loro interessi, cosa ne è dell’Europa in questo drammatico frangente? L’Europa sta a guardare. Non certamente le tante persone che in questi giorni si mobilitano a sostegno della causa curda e dei curdi di Siria.

A guardare restano le istituzioni, prima fra tutte la Ue e a seguire, la Nato e il Consiglio d’Europa (di cui la Turchia formalmente fa parte) e tutte le altre organizzazioni internazionali europee in cui Ankara è membro. Alla fine ci si muove in ordine sparso, ogni Stato fa quello che ritiene più opportuno in risposta all’aggresione turca: di fatto a prevalere, come al solito, è appunto la “ragion di stato”, per cui probabilmente i curdi potranno tranquillamente andare a farsi benedire. Come al solito.

Commenta Commenti:
Lascia un Commento ed Iscriviti alla mia Newsletter per rimanere sempre aggiornato!


Commenta:
Commento(*):
Nome/Nick(*):
eMail(*) non sarà visibile:
Resta aggiornato: (iscrivimi alla newsletter)
Accetto(*): Dichiaro di aver preso visione dell'Informativa Privacy ai sensi degli Artt. 13 e 14 del Regolamento UE 2016/679 e di rilasciare il consenso al trattamento dei dati personali per le finalità ivi indicate.
(*) - Campi Obbligatori



Torna Indietro Torna Indietro
Torna Indietro Letto: 1890


Torna SU