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Fiducia nella scienza e sicurezza dei vaccini

23/11/2019 di Maria Medici

Un esauriente e molto interessante articolo apparso sull’ultimo numero di Internazionale, a firma dell’olandese Jop de Vrieze, ci introduce su un tema quanto mai scottante, talmente delicato che anche io ho qualche remora a parlarne.



E perché poi queste remore? Perché si tratta di un tema che viene definito oggi come “sensibile”, per cui, trattandolo, si rischia di scatenare una mezza guerra fra gli eventuali lettori. Sto parlando dei vaccini e della sicurezza dei vaccini. Il titolo dell’articolo olandese mi viene in aiuto, quanto meno per dissipare eventuali sospetti di antivaccinismo.

L’articolo si intitola “Iniezioni di fiducia” e l’intento dell’autore, che sposo in pieno, è proprio quello di iniettare un po’ di fiducia in più verso questo strumento fondamentale che la medicina ci mette a disposizione. Ma anche un po’ di fiducia verso il ragionamento analitico e pacato. Trattare da deficienti coloro che si propongono come “no-vax” non serve a molto se non a rinfocolare la loro fideistica posizione circa i presunti danni dei vaccini, creando così un irrigidimento sempre maggiore ed uno scontro di natura “dogmatica”. La scienza è l’ultima delle discipline umane a dover essere dogmatica, pena l’arresto della ricerca che ne è il motore principale.

Veniamo ai vaccini, prendendo il toro per le corna, cioè parlando di sicurezza e di effetti collaterali. I numerosi esperti intervistati dall’autore insistono tutti su di un punto: non si negano effetti collaterali che nel corso dei secoli (già, perché il vaccino contro il vaiolo è roba del 1700) sono andati diminuendo grazie alla ricerca e che oggi sono sull’ordine di 1 su un milione in moltissimi casi. La cosa che conta è separare la verità dalle leggende.

Le seconde circolano liberamente, ingigantite spesso ad arte magari per fame di complottismo fra le masse. La verità invece per circolare ha bisogno di ben altro che il palcoscenico della Rete. Ad esempio ha bisogno di finanziamenti che possano consentire l’avvio di ricerche specifiche sui danni collaterali in maniera tale da anticipare – in modo scientifico – le molte boiate, molto poco scientifiche, che vengono proposte sul tema della sicurezza. Se così fosse, ad esempio, si sarebbe potuto intervenire ufficialmente e in modo rapido nel confutare quelle famose ricerche sul presunto legame fra autismo e vaccini, rivelatesi – ma troppo tardi – come completamente fasulle.

Nel mondo del web si deve fare in fretta perché il virus dell’idiozia e della superstizione si diffonde, è il caso di dirlo, in modo estremamente “virale”. Far sapere, da parte della comunità scientifica, che ci si sta occupando seriamente della sicurezza dei vaccini, vuol dire togliere terreno a certe teorie strampalate e iniettare fiducia nei cittadini.

Nel passato ci sono state situazioni in cui i vaccini hanno finito con l’arrecare danni anche gravi sulla popolazione. Si ricorda che nel 1955 40mila bambini si ammalarono a causa di un vaccino contro la poliomelite non inattivato. Del resto lo stesso vaccino contro il vaiolo nei primi momenti non vaccinava ma faceva ammalare di vaiolo le persone che vi si erano sottoposte. La scienza non ha la bacchetta magica, ma per fortuna oggi si può essere sicuri. Restano le percentuali relative a casi rarissimi di reazione, che la medicina non può e non deve escludere.

Ma certo è inaccettabile la pretesa di mettere in discussione la validità universale dei vaccini. Forse non tutti hanno bene a mente, almeno qui da noi nel sicuro Occidente, cosa vuol dire una epidemia di pertosse, di morbillo, di poliomelite, cosa significò nel passato una epidemia di vaiolo. I timori per gli effetti dei vaccini hanno portato nel passato anche recente a scegliere, come è accaduto negli Usa a proposito del vaccino contro il rotavirus , la sospensione di alcuni di essi che, stando alle statistiche potevano provocare qualche centinaia di ricoveri dei bambini vaccinati e di morte (un caso su un milione).

L’effetto fu quello che anche molto paesi in via di sviluppo interruppero il programma di vaccinazione contro il rotavirus e il risultato fu alla fine 500mila bambini morti per malattia nel mondo e, in America, di sedicimila ricoverati (anziché 100) e dieci bambini morti (anziché uno).

La questione riguarda la lotta contro quel nemico chiamato virus. Incrementare i finanziamenti alla ricerca scientifica potrebbe voler dire puntare con più fiducia verso nuovi traguardi, tenendoci strettissimi quelli oggi raggiunti.

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