La festa delle donne rischia, anno dopo anno, di passare come una vuota e stanca celebrazione. E forse questo è anche un bene dato che legarsi ad una data, seppure simbolicamente importante, può far perdere di vista una battaglia che invece dura tutto l’anno. Proprio di battaglia si parla e non solo volgendo l’attenzione al nostro orticello.
In molte parti del mondo, ci dicono i rapporti delle agenzie internazionali, la condizione delle donne è ancora molto al di là di quei diritti elementari che segnano il confine fra una vita degna di questo nome e una condizione subumana. In confronto le conquiste ottenute dalle donne in Occidente sembrano qualcosa di estremamente irraggiungibile.
Tuttavia, per merito di tante donne che hanno lottato, queste conquiste dovrebbero rappresentare un faro, uno sprone per tutte e tutti. La battaglia per i diritti femminili, diciamoci la verità, è una battaglia in cui l’Occidente risulta essere il terreno più fertile, in cui il concetto di democrazia e dei diritti dell’essere umano sono fioriti un tempo e, nonostante tutto, continuano ad essere coltivati. I cui semi devono essere sparsi ovunque. La liberazione delle donne passa attraverso la liberazione dell’umanità intera, non può essere ridotta a “categoria” se la si guarda in un’ottica planetaria.
C’è comunque molto lavoro da fare.
Il grande nemico delle donne è la cultura del potere, anzi, è lo stesso concetto di potere così come è disceso e si è coniugato nei secoli e così come perdura ancora oggi, anche in Occidente. Il rapporto di potere è parso e pare ancora l’unica declinazione possibile in cui sviluppare i rapporti di genere, a discapito delle donne, poiché tale rapporto ancora si fonda in maniera forte sull’idea di predominio e di controllo.
Il #PredominioEconomico, che è dato, ad esempio, dallo squilibrio retributivo del lavoro femminile rispetto a quello maschile, a parità di potenzialità.
Il #PredominioPolitico che è dato dall’amara constatazione che troppi posti decisionali sono occupati ancora da uomini e non perché le donne siano meno capaci ma, più semplicemente, perché “è cosi che deve essere” in un’ottica prettamente culturale e antropologica dura a morire.
Il #PredominioNelleRelazioni, per cui l’uomo considera ancora troppo spesso la donna come un oggetto di sua proprietà, contro il quale alzare la mano con violenza ogni volta che quelle relazioni si incrinano.
Il #PredominioSociale, per cui la donna sconta ancora il famigerato “doppio ruolo”, dentro e fuori casa, manager della famiglia e occupata in un mondo del lavoro che è sordo di fronte alla complessità dell’esistenza quotidiana e che si ostina a misurare ancora solo con il metro maschile della produzione, metro ormai fuori tempo rispetto alla realtà. È potere anche questo: il potere della conservazione.
Ed è contro questo potere che si deve lottare con i mezzi delle parole, con le battaglie legislative e con le battaglie culturali e pedagogiche e non solo un giorno all’anno.
(La foto tratta da documento onu sulla condizione delle donne)
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