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Il suicidio climatico australiano

06/01/2020 di Maria Medici

Come era accaduto all’Amazzonia e alla Siberia qualche mese fa, ora anche l’Australia sta bruciando.



Ci suona strano, è vero, che mentre qui festeggiamo il Natale (seppure scarsamente innevato), ci possano essere aree del mondo che il caldo sta trasformando in bracieri ardenti. Ma quella è una questione riguardante l’alternanza delle stagioni. Ieri bruciava il Nord del pianeta, oggi tocca al Sud.

Nel solo Galles del Sud, dall’inizio dell’autunno sono andati in fumo più di 4 milioni di ettari di terreno e qualche giorno fa il termometro a Sydney è arrivato a segnare 48 gradi celsius. In quattro mesi si è bruciata un’area pari al Belgio.

L’Australia sta scontando una tra le peggiori estati della sua storia e questo si lega a vari motivi. Uno è senz’altro la posizione geografica del continente, posto a barriera fra due oceani che ne influenzano pesantemente il clima. Una concatenazione di cause ha provocato un clima molto secco ed il calore estivo ha fatto il resto.

L’accresciuta durata della stagione degli incendi sembra collegarsi al riscaldamento globale e alle eventuali responsabilità umane. Qualcuno ha lanciato l’allarme “l’Australia si sta suicidando” ha detto lo scrittore Richard Flanagan. Tuttavia, il governo conservatore nega qualsiasi addebito relativo alle responsabilità umane nell’eventuale condizionamento del clima. Parlare di cause antropiche del riscaldamento del pianeta nel Paese in cui l’estrazione del carbone la fa da padrone, si capisce, non è il caso. Non dobbiamo dimenticare infatti che l’Australia è il massimo esportatore di carbone e di gas del mondo.

È anche vero, si giustificano le autorità politiche che l’Australia concorre alle emissioni globali per l’1,3%, ossia una percentuale non significativa, rispetto alle emissioni di Paesi come Usa, Cina e India.
Forse è vero che alla fine la responsabilità diretta dell’Australia non sia elevata. In fondo gas e carbone sono richiesti e consumati da altri. È sicuramente vero però che oggi quel continente sconta un mutamento climatico preoccupante e che l’attività umana non sia del tutto esente da responsabilità.

Bella consolazione dire che forse è solo colpa della natura. Soprattutto senza aver messo in opera alcun piano di emergenza per fronteggiare quello che sembra essere sempre la norma delle nostre estati.
Ma soprattutto, per non intaccare gli interessi economici, l’Australia è da molto tempo in prima linea fra i negazionisti del cambiamento climatico correlato alle responsabilità umane, anzi, è tra i fautori del negazionismo climatico tout court.

Ora, ignorare quello che è davanti agli occhi di tutti, cosa è se non un suicidio? Speriamo solo che si tratti di un suicidio politico e non di un suicidio di un continente e che si possa servire da monito a tutti.




Twitter @mariamedici10

• 24 persone sono morte
• 500 milioni di animali sono morti
• 8.000 koala morti
• Più di 5,5 milioni di ettari bruciati
• Più di 1400 case distrutte
• Più di 10 milioni di persone con livelli tossici di fumo di incendi boschivi #PrayForAustralia



Notizie

- @MariaVarola comunica :'Per fortuna ora piove, notizia da laggiù'.

- @GiuliaCavalloni comunica : 'Ho visto ora che sta piovendo in Australia. Non è la soluzione ma un pò di sollievo per quella povera gente e animali'.



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