Mi domando se il pullulare di insulti a sfondo razzista e antisemita facciano parte del corredo quotidiano delle cattiverie, se essi debbano essere imputati ai soliti quattro idioti che, comunque, sono sempre presenti in ogni latitudine del mondo da tempi immemori, o se siano sintomatici di un periodo di degrado, qual è quello che stiamo vivendo.
Si tratta di un argomento sul quale mi permetto di rimandare anche ad un post da me scritto lo scorso anno in occasione della Giornata della memoria: '
In margine alla #Giornata della #Memoria'
Oggi le notizie che ci fornisce l’Eurispes, secondo la quale aumenta il numero delle persone che non crede che la Shoah sia mai avvenuta, ci impone una riflessione. Per fortuna la stessa ricerca ci informa che per la metà degli intervistati gli episodi di antisemitismo non sono una semplice bravata ma prospettano una pericolosa recrudescenza del fenomeno. Il quale, va detto, si accompagna sicuramente con altri sintomi razzisti di vario genere e indirizzati ad altre minoranze.
Per una buona percentuale, invece, gli atti di antisemitismo sono da ricondurre alla sfera della “goliardata” seppure di pessimo gusto.
Credo che andrebbe analizzato il concetto di “bravata” che, tante volte viene utilizzato a mo’ di giustificazione, quasi biologica, per spiegare quei comportamenti, soprattutto dei giovani, che, vuoi per imitazione o per quanto altro, si pongono talvolta come sfida al mondo. Sono gesti però da non considerare con leggerezza, essi sono gravi anche se li si vuol chiamare “bravate”. Guai se tale concetto finisce per divenire una giustificazione.
Infatti, la “bravata” non è mai da giustificare, semmai è da comprendere per intervenire con sollecitudine. Davanti ad essa è dovere morale farsi in quattro per spingere l’autore a comprendere la stupidità e pericolosità del proprio gesto.
Perché di fronte a chi è giovane e ha una vita davanti è dovere morale sostenerlo sulla strada di quel minimo comun denominatore di valori condivisi che ci rende umani. Condivisione di valori che sempre più fa rima con conoscenza della storia e del passato.
Se poi la “bravata” è fatta da qualcuno che ti aspetti possegga un minimo già consolidato di capacità a discernere il bene dal male, il giusto dallo sbagliato, il vero dall’errore, il civile dall’incivile – e sto parlando del mondo degli adulti – allora la cosa è grave. Perché davanti alla stupidità umana, l’unica cosa che resta da fare è difendersi. Soprattutto con la legge che è il nostro riparo civile, garantito anche davanti all’impossibilità di cambiare la zucca delle persone. Sempre che valga poi la fatica di cambiargliela la zucca a certuni.
Si è perso il senso del ritegno, per cui anche nel giorno consacrato alla memoria della Shoah, da ricordare nella sua unicità e come monito per andare avanti, c’è chi pensa di essere tanto intelligente da mostrare la sua originalità rispetto agli altri, imbrattando muri e cellulari con le idiozie. Per non parlare della caccia all'untore che si è scatenata in questi giorni quale risposta isterica di tanti (e pompata dai soliti sciacalli della politica) alla vicenda del coronavirus.
Ecco, al netto del dovere morale di educare i più giovani contro il virus dell’odio, per gli altri c’è poco da fare se non perseguirli con le armi della legge quando serve.
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