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Un popolo di virologi, coronavirus
28/02/2020 di Maria Medici
In questi giorni potrà essere utile andare a rileggere qualche pagina de “La Peste” di Camus per comprendere meglio le tante e inquietanti sfaccettature che possono accompagnare un evento come quello che stiamo vivendo.
Il diffondersi di un contagio è un evento eccezionale, al di là della pericolosità dello specifico contagio. È evidente che comporti la reazione attraverso misure anch’esse eccezionali. L’eccezionalità ci mette in crisi perché mette in crisi le nostre sicurezze. Di questo si deve essere consapevoli.
Alle volte la letteratura offre tanti squarci di luce e ci si stupisce di come uomini vissuti così tanto tempo prima di noi, vedi ad esempio Boccaccio o Manzoni, avessero compreso già a loro tempo le dinamiche che possono scattare di fronte al male che si insinua nella nostra vita quotidiana e che, supportato dalle nostre reazioni, può arrivare a scardinarne non solo i ritmi ma anche l’intelaiatura su cui tale quotidianità si regge.
La legittima apprensione del cittadino e l’altrettanto legittima aspettativa nei confronti delle direttive da parte delle autorità preposte non devono lasciare il posto al tifo da stadio o alla propensione alla polemica.
Almeno non in questo momento. Il richiamo alla compostezza nei comportamenti da attuare di fronte a questa emergenza non nasconde necessariamente la volontà di trattare il popolo bue come tale, mentre tutto attorno si scatena l’apocalisse. Si tratta veramente di un elemento essenziale per riuscire a tenere sotto controllo una situazione d’emergenza senza che si scateni il nemico numero uno delle soluzioni, ossia il panico.
Gli stessi che ogni giorno blaterano contro i complotti della scienza e della medicina oggi sono in prima fila ad esigere che la scienza e la medicina diano risposte definitive e all’istante, come se si trattasse di un quiz a premi. Per cui l’accendersi di focolai sul territorio italiano, il preoccupante aumento dei casi e l’allargarsi del contagio sembra sollecitare non risposte risolutive ma processi da intentare contro il comportamento di quello o di quell’altro. Né più e né meno come quando la nazionale di calcio perde è diventiamo tutti ct.
Ora siamo tutti esperti di virus e di organizzazione di interventi sanitari di prevenzione di massa.
E così tra una polemica e l’altra ci si dimentica persino di fare la prima cosa che ci è stato detto essere utilissima in questi casi: lavarsi bene e spesso le mani.
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