L’8 marzo si celebra in un momento di incertezza e di inquietudine. Le cerimonie sono in sordina.
Il coronavirus non consente forme di ricordo collettivo, dove ci si conta e ci si guarda negli occhi e in cui, solitamente, malgrado tutte le difficoltà, ci si conferma le une con le altre (e con gli altri) di “esserci”, ancora una volta. Eppure possiamo dire di “esserci” anche in questo frangente, seppure l’attenzione è rivolta ad altro.
Le memorie e le storie che tracciano il cammino che le donne, oggi più che mai, compiono faticosamente verso una vera liberazione assumono la multivarietà che è propria di un mondo globalizzato. Le politiche di genere, nonostante le accuse di stantio e di “vetero”, oggi sono attuali più che mai: donne che fanno parte del mondo a pieno titolo e ovunque ma che devono subire l’ostracismo di un trattamento basato sulla disparità. S’è visto con le nostre scienziate che in questi giorni lottano per combattere il contagio e che, si scopre, sono scienziate di serie “b”.
In coerenza con questa planetarizzazione del tutto, e, dunque, anche della coscienza femminile, forse è il caso di festeggiare l’8 marzo volgendo lo sguardo dall’altra parte del mondo. Per cogliere così la ricchezza che il mondo stesso offre, sempre, laddove la si sappia cercare. Veniamo a conoscenza di forme di trasmissione di saperi e di lotte come quelle delle donne indiane che vivono a Naya, uno sperduto villaggio del Bengala.
Qui le donne portano avanti una tradizione antichissima, dei “dipinti cantati”. È una tradizione vecchia di 2500 anni, quella dei cantastorie che attraverso le pitture e il canto hanno da sempre raccontato, tramandandolo, il mondo, i suoi miti e le sue tradizioni. Oggi queste donne raccontano non solo il passato ma anche il presente: col passare del tempo, questa tradizione da prettamente maschile si è trasformata, e oggi sono le donne a portarla avanti.
Ma le loro storie denunciano soprattutto la condizione femminile, quella dei più poveri, le condizioni in cui versa l’ambiente ormai violentato. Con i loro tessuti dipinti e i loro canti che accompagnano la visione, le donne narrano il passato e il presente ai più poveri, agli analfabeti, nei villaggi sperduti, tra gli ultimi che sono le prime vittime.
Così, temi tanto urgenti che riguardano la condizione delle donne in India ma anche quella dei poveri e degli sfruttati, sono resi popolari grazie ad una pratica antica come il mondo.
Buon 8 marzo.
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