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Un nuovo auspicio per il nuovo tempo

31/12/2020 di Maria Medici

Un nuovo auspicio per il nuovo tempo
Mai come questo 31 dicembre il pensiero di molti è rivolto al domani, nell’auspicio che sia l’inizio di un periodo nuovo.



Tutti desideriamo che la notte di San Silvestro, col suo carico di ancestrali ritualità e simbolismi che si perdono nel buio del tempo, possa spazzare via il tempo passato, ormai vecchio, per aprire le porte al futuro, al nascituro anno. C’è una prepotente ragione in più quest’anno che ci spinge alla scaramantica attesa della mezzanotte con la quale tutti abbiamo avuto a che fare. Tuttavia, seppure bisognosi di simbolici passaggi rituali, sappiamo bene che l’astronomico ritorno del nostro Pianeta al punto di partenza nel suo giro attorno al Sole dopo circa 365 giorni di viaggio nello spazio, non significa granché dal punto di vista pratico.

Altre culture del mondo festeggiano il loro capodanno in date diverse. A noi ci tocca questa data, assai suggestiva comunque, perché posizionata lungo un ciclo di festività rituali che, iniziando con il ricordo della nascita di Gesù (anche se il 25 dicembre è una data decisa del tutto arbitrariamente secoli dopo), ci riportano alla memoria l’importanza del cambiamento, a cominciare da quello della natura che, con l’allungarsi nuovamente delle giornate, si avvia gradualmente verso la rinascita. Ecco: cambiamento è la parola giusta che saggiamente dovremmo tenere a mente, altro che sciocche previsioni (in)fondate sugli astri. Il cambiamento che dovrebbe interessarci non è quello passivo del nostro destino deciso chissà dove: è dentro di noi che deve partire la voglia di cambiare ed è nella consapevolezza di essere “dentro” la storia umana, in un tempo che ci è dato da vivere, qual è quello che stiamo attraversando.

Il tempo segnato dalla pandemia ci ha insegnato che la natura è capace di trasformare radicalmente tutto ciò che essa contiene, compresa la nostra esistenza. Oltre a salutare il vaccino che potrà portarci fuori da quest’incubo, dovremmo però riflettere su quanto sia in fondo debole la nostra posizione nell’universo, tanto che qualcosa di immensamente piccolo, al punto da essere invisibile, è stato capace di mettere l’umanità in ginocchio e di tenerci ancora per chissà quanto tempo in uno stato di emergenza. L’auspicio per il nuovo anno? Una lezione di umiltà che farebbe bene su tutti i fronti: nei confronti di noi stessi, degli altri, del mondo che ci circonda, pensando a quanto sia relativo il nostro passaggio su questo mondo e a quanto essenziale sia allora ciò che di buono riusciremo a costruire a partire dalla convivenza pacifica tra noi esseri umani e tra noi e la natura che ci dà la vita chiedendo in cambio solo un po’ più di saggezza.

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