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A proposito di #ragazzi. Caliamoci nella #realtà !

19/01/2018 di Maria Medici

In questi giorni ho preso a cuore la questione della devianza #minorile, a partire dagli episodi di #bullismo di gruppo denunciati dalla stampa. Il discorso è ovviamente virato sulle responsabilità individuali dei ragazzi autori di reati e violenze, ma anche sulle loro #famiglie e sul ruolo dei #genitori in generale che sembra in questo momento attraversare un momento critico. Infine la #scuola che io considero il luogo, spesso l’unico in certe realtà disagiate, in cui si può provare a fare qualcosa.

Le responsabilità poi sono di natura #sociale e #politica: le classi dirigenti, a tutti i livelli, dovrebbero preoccuparsi seriamente di dove sta andando la nostra #gioventù, perché è un poco come preoccuparsi di dove andrà il nostro #Paese in #futuro. E siccome compito della politica è anche questo a me piacerebbe che fra le tante urgenze messe in cantiere nei programmi elettorali, vi fosse anche quella che riguarda i nostri #bambini e #adolescenti. Speranza ardua, lo so, perché troppe volte temi come questi sono l’ultima ruota del carro, sopravanzati dal debito #pubblico, dalle ricette per l’#economia. Tuttavia, continuo a credere che è anche sulla cura dei nostri figli che si misura la politica delle “idee lunghe”. Oggi, complice un articolo su Il Corriere della Sera, vorrei porre l’attenzione su uno dei luoghi simbolo dell’infanzia e adolescenza abbandonata: #Scampia a #Napoli.

“#Abbandono” è la parola migliore secondo me per descrivere la situazione di ragazzini che crescono con ben altre regole che quelle della convivenza #civile, della #relazionalità sana. Abbandonati al loro #destino dalle famiglie e spesso dalle #istituzioni. Carne da macello futura per la camorra o per la delinquenza generica. Il Corriere racconta la storia di “O’Maé”, il “Maestro” che gestisce una palestra d’arti marziali che per tanti ragazzi appare l’unica ancora di salvezza a Scampia. Una situazione d’emergenza alla fine richiede un intervento di emergenza, senza stare a guardare troppo per il sottile. Così uno dei ragazzi che qualche giorno fa aveva spaccato per gioco la milza ad un suo coetaneo (come ci hanno raccontato le cronache), si è presentato nella palestra del Mae’ il quale, conoscendolo bene, lo ha accolto con un bel ceffone e lo ha poi spedito sulla pedana ad allenarsi. Metodo crudo, indubbiamente, ma lui, in questo quartiere è un po’ il papà di tanti ragazzini che un padre vero e proprio non lo hanno o perché sta in galera, o perché inesistente o perché cattivo maestro di vita.

L’autorità del Maé non sta in quel ceffone, non solo, sta proprio nel suo essere presente fra questi ragazzi che vedono in lui una #guida, cioè quello di cui i ragazzi hanno bisogno. E il Maé ha fatto una proposta molto seria: perché non riempire questi quartieri degradati di palestre? La #palestra riempie il vuoto delle giornate, insegna #disciplina, #regole, insegna che gli #obiettivi si raggiungono col #lavoro e col sudore, insegna a stare insieme rispettandosi reciprocamente. È una scuola di #vita. Una palestra sola è frutto della volontà di una persona, che per quanto meravigliosa, resta sempre una. Cento palestre invece è compito delle istituzioni, ossia della politica. La proposta del Maé io la sottoscrivo e mi piacerebbe vederla anche in qualche programma elettorale.
#Infanzia e #adolescenza, #devianza #minorile, #Napoli.

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