All’ordine del giorno vi è la questione delle cosiddette fake news, che si generano in modo esponenziale grazie al sistema di #reti rappresentato dal #web. Il creatore di “bufale” di fatto è divenuta una vera e propria professione ed è noto come il mettere in giro false #notizie possa giocare un ruolo importante nei processi decisionali individuali a proposito, ad esempio, delle scelte politiche. È un discorso complesso perché si mescola all’onesta delle fonti di notizie, questione da sempre dibattuta che viene però non poche volte usata come una clava contro la stampa e il suo #diritto alla #libertà. Del resto, una stessa notizia può venire data in modi diversi, pur non alterando i contenuti, ma provocando reazioni differenti. Più sottili delle fake news sono i meccanismi per cui la gente percepisce le grandi questioni che interessano la #società odierna in modo lontano da quella che è la realtà effettiva.
Questa è un’epoca inquieta, se vogliamo di #crisi o di trapasso. Sappiamo che è in atto un profondo cambiamento che va dagli equilibri #geopolitici, a quelli del mercato globale, fino alle trasformazioni che lentamente stanno investendo anche il nostro quotidiano. Forse non ci si riflette abbastanza, ma solo qualche decennio fa la sola rivoluzione #digitale e tecnologica oggi in atto sembrava in parte fantascienza. L’inquietudine che accompagna necessariamente il cambiamento comporta anche una serie di atteggiamenti spesso di natura negativa “a priori”. Se si ha paura dell’ignoto viene molto più naturale dipingerlo a tinte fosche che rosee. In questo meccanismo gioca un ruolo decisivo la percezione individuale, tuttavia, essa risulta non poco condizionata dalle #informazioni che riceve dall’esterno, dalla loro intensità, qualità e modalità di ricezione. Le #immagini che passano ai tg di barconi pieni zeppi di #migranti restano impresse nella #memoria assai di più delle informazioni statistiche, per cui si è facilmente portati a pensare a questo fenomeno come una invasione anche sei numeri dicono il contrario..
Interessante è l’indagine che l’#Ipsos sta curando da anni sulla percezione della realtà da parte dei cittadini in diversi #Paesi del mondo. I dati relativi al 2017 sono interessanti perché mettono in evidenza proprio il processo per cui, come dire, il bicchiere viene visto “sempre mezzo vuoto”, se non vuoto del tutto (dove, invece, non lo è affatto). Ma #metafora del bicchiere a parte, il titolo del report dell’Ipsos è indicativo: “le percezioni non sono la realtà… le cose non vanno così male come sembra”. In effetti, a sfogliare qualche dato, ci si rende subito conto di quanto distorta possa risultare la percezione del reale, forse per via di assenza di una informazione adeguata (che costa fatica) ed, al contrario, di una forte presenza di una informazione approssimativa (come quella che si ricava sul web a proposito di fenomeni sociali, sanitari, ecc.). Ad esempio il tasso di omicidi, nonostante sia calato del 39% dal 2000 viene percepito normalmente come molto alto e in aumento, così come, in piena era del terrorismo globale, si considera in modo sovrastimato le vittime di attentati e agguati terroristici rispetto al numero delle vittime nell’ultimo quindicennio del secolo scorso (che, in realtà, è assai più alto).
Ed ancora, la stragrande maggioranza degli italiani pensa che i detenuti siano almeno la metà stranieri ed invece sono poco più di un terzo. Preoccupante è il fatto che all’affermazione se alcuni #vaccini possano causare autismo nei bambini, se solo il 14% pensa che sia vero (contro il 48% che non lo pensa), ben il 38% afferma di non saperlo, ossia di non essere sicuro che non sia vero. Significativa poi è la convinzione secondo la quale la percentuale di gravidanze fra le minorenni si aggirerebbe attorno al 30% quando invece, in realtà, è dello 0,6%, oppure quella per cui gli ammalati di diabete in Italia siano almeno il 30% della popolazione (ed invece sono appena il 5%). Insomma, si tende a vedere tutto nero e questo è significativo del grado di conoscenza della #realtà. Urge una comunicazione più seria che lasci sempre meno posto alle fandonie.
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