Mettere in rete un fotomontaggio del “nemico” in cui questi appare come un prigioniero delle Br, con tanto di bavaglio per farlo tacere significa esprimere anzitutto odio. È capitato a diverse persone note, di recente se non ricordo male a Salvini e ieri all’immunologo Burioni che si batte da tempo contro le posizioni dei novax. Dell’odio politico conosciamo bene le tristi vicende, specie chi ha qualche anno in più e ricorda gli anni Settanta, le uccisioni, gli attentati, le stragi, le lotte violentissime fra ragazzi di destra e sinistra. Oggi, verrebbe da dire, siamo più fortunati, perché l’odio politico viene esternato e si riproduce sul Web e non per le strade, a parole e fotomontaggi e non con i fatti. Ma siamo sicuri, poi, che sia proprio così? È vero che l’odio rimane odio ed è solo un fatto circostanziale che si possa mostrare centuplicato grazie alle nuove forme di comunicazione. Tuttavia, le possibilità offerte dal web trasformano gli individui, spesso con quel pizzico di impunità che, giustamente, viene indicata come vigliaccheria. Ed è vero anche che l’odio, specie quello che non costa nulla se non una diteggiatura di tastiera, fa proseliti.
Ma veniamo all’episodio di Burioni. Perché questa battaglia così estraniante, nel XXI secolo, mette in crisi qualunque fiducia nell’automatismo futuro uguale progresso. Almeno non sempre è così. La protagonista del misero fotomontaggio è la stessa persona che tempo addietro ha incontrato Burioni in una trasmissione televisiva (invito a visionarla nell’archivio web della Rai). In quell’occasione, la donna, madre preoccupata per i suoi figli, ha ribattuto alla necessità di vaccinare i bambini piccoli, con la leggenda metropolitana del far giocare i ragazzini per terra, così da produrre tutti gli anticorpi necessari. Fesseria equivalente a quella di far ammucchiare i ragazzi assieme al malato di morbillo per “farlo fare” anche a chi ancora non lo ha avuto. Burioni in diverse occasioni l’ha azzittita con le evidenze scientifiche e la cosa è finita lì. Ma, non paga dei cinque minuti di celebrità, la donna ha tirato fuori un’altra sua natura, di tipo terroristico e fanatico, producendo l’immagine di un Burioni fatto prigioniero e messo a tacere.
Che vuol dire mettere a tacere la scienza in nome… di cosa? Della libertà di pensiero? Nel senso di libertà di decidere autonomamente ed in base alle proprie convinzioni, pure che siano fondate sul nulla razionale? Se si lasciasse agire tutti in base alle proprie convinzioni staremmo freschi, perché di convinzioni strane ce ne sono veramente tante. C’è perfino chi giura che la terra sia piatta e che il resto sia tutto un complotto. Ma è il senso di “missionarietà” che caratterizza i seguaci di certe idee che spaventa, come la fede fanatica in un credo (che sia vegano, carnivoro, no vax, terrapiattista o rettiliano) e che non ha nulla da invidiare a quella posseduta da chi si fa saltare in aria in nome della sua guerra santa. Ma mentre la scienza prosegue per tentativi e va avanti, il fanatismo non procede e resta immobile nel suo dogmatismo di comodo: la sicurezza di avere ragione e di essere nel giusto.
Ecco, dare manforte per un pugno di voti a costoro, è veramente un atto di irresponsabilità politica, specie perché le conseguenze ricadono su tutta la comunità.
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