
Nei giorni immediatamente successivi alle elezioni, è apparso a Roma un murales in strada che ritraeva Di Maio e Salvini mentre si baciano con passione. Un personaggio “noto” al grande pubblico televisivo ha commentato sulla sua pagina di Fb, equivocandone il significato, la provocazione del writer romano, accusandola di essere il tipico esempio di chi giudica le persone per quello che fanno in camera da letto e non nella vita pubblica. Insomma, la privacy non si tocca, né si azzardi a giudicare l’orientamento sessuale altrui.
Affermazioni condivisibili in pieno. E infatti il suo post è stato salutato con migliaia di like e commenti altrettanto sdegnati contro il murales in aria di omofobia e moralismo bacchettone.
Peccato che l’autore con quel bacio aveva inteso citare un altro ben più importante bacio fra due maschietti, quello fra Breznev, allora Segretario del Pcus e Honecker, potentissimo capo comunista della passata Repubblica Democratica Tedesca, i quali in una foto del 1979 vennero immortalati mentre, appunto, si salutavano alla maniera “russa”, cioè con un bacio in bocca, gesto poi ripreso in un murales dipinto sul muro di Berlino.
A conoscere un po’ di storia, si capisce allora che le intenzioni recondite del writer, non erano certo quelle di sindacare in modo pettegolo nell’intimità di Di Maio e Salvini. Se si conosce un po’ di storia, però. Altrimenti si è pronti ad andare appresso al primo arrivato, magari solo perché famoso, è gridare “vergogna”. Così abbiamo un ignorante che fa proseliti fra gli ignoranti (e per la solita correttezza politica dirò che “ignorante” è qui usato con il significato di “ignorare”).
Questo episodio minore accaduto in Italia è indicativo di quanto avvenga quotidianamente sul web, che è la rete mondiale per antonomasia.
“Rete” sta per sistema che comunica e interagisce ed in cui l’atto comunicativo è il nodo sostanziale del sistema. Da tempo ci si interroga su come la comunicazione politica sia cambiata nel tempo di Internet. Tra gli attori che decidono i destini della politica, il Web, ormai risulta come una forza trainante.
Ma fa paura per la sua natura ambigua: la Rete come occasione di deframmentazione opposta a qualsiasi controllo delle idee ma, al contempo, la Rete come potenziale forma di controllo occulto, come luogo del libero pensiero ma allo stesso tempo come spazio in cui si possa pilotare il pensiero delle masse. A ben vedere si tratta di due facce della stessa medaglia.
Il rapporto fra linguaggio, comunicazione, potere e politica è questione vecchia quanto la società moderna. Tuttavia, il potere di amplificazione offerto dalla Rete è smisurato rispetto a quello dei media tradizionali. Il Web ovvia al problema della “distanza” degli individui dalle informazioni, ma non risolve, anzi, in certi casi peggiora, la questione della qualità delle informazioni. A qualificare certe caratteristiche della informazioni politica sul Web vi è sia la scarsa propensione all’approfondimento (la notizia è servita in forma sintetica), sia la tendenza alla gratificazione universale delle opinioni.
Se qualcuno vuole rafforzare le proprie convinzioni su di una data questione, sul Web può trovare questo rafforzamento, scoprendo al contempo di non essere il solo a pensarla in quel modo.
Le recenti accuse mosse ad attori internazionali circa il loro coinvolgimento sugli esiti elettorali, ad esempio, negli Stati Uniti oppure su importanti decisioni quale la Brexit, mettono in evidenza non solo le scontate “cattive intenzioni” di tali attori, quanto la potenziale pericolosità di una Rete fuori da ogni controllo. Resta però il fatto, anzi, il dilemma, per cui una Rete, al contrario, posta sotto uno o più “controlli” altro non sarebbe che un potenziale strumento di potere palese o occulto.
Dunque cosa fare? Come ovviare a questo dilemma della dimensione della comunicazione politica?
Il problema non è quello di chi utilizza per fini occulti il Web, ma quello per cui milioni di cittadini finiscono per essere “adescati” e divenire vittime di tale utilizzo. Il meccanismo è lo stesso della storiella del bacio fra Salvini e Di Maio. La parola chiave è “acculturazione”. Rintracciare, dentro la Rete stessa, le potenzialità sia relative ad un uso corretto e attento degli strumenti che essa offre (e su questo la scuola può fare molto, fin dall’infanzia), sia, prendendo il “toro per le corna”, piegare la Rete ad un suo uso “critico”. Questioni che attraversano la storia dei mezzi di comunicazione, dal quarto al quinto potere, e che oggi si rendono urgenti per via della pervasività dei nuovi mezzi di comunicazione “social”.
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