In Italia, complice anche una serie di questioni che attraggono prepotentemente l’attenzione della politica, i temi attinenti alle battaglie delle donne sembra abbiano avuto una forte decelerazione se non un vero e proprio arresto.
Non mi riferisco solo allo spazio ad esso riservato nell’opinione pubblica, quanto a quello dedicato dalla politica. Nell’agenda dell’attuale Governo non mi sembra vi sia qualcosa di rilevante in merito. La categoria “donne” è messa in disparte o, al più, è finita dentro il calderone della manovra economica di cui si continua ancora a capire poco. Peccato perché a spulciare i dati che comunque studi e agenzie specialistiche continuano a sfornare, i tanti temi cari al Governo, come quello della povertà da “abolire” per decreto, si riferiscono strettamente proprio all’universo femminile. Chi abbandona la ricerca del lavoro? Soprattutto le donne, giovani e istruite. Chi fa fatica a conciliare lavoro e tempi da dedicare alla famiglia?
Le donne, che continuano a sacrificare la loro carriera professionale e che troppo spesso si devono accontentare delle briciole. Continua ad essere strettissimo il nesso donne-famiglia, per cui, all’eterna carenza di servizi per la seconda sopperisce il sacrificio delle prime. Tutto stona fortemente, poi, con il richiamo sovranista attuale, per cui, lo slogan “prima gli italiani” sembra proprio essere solo tale. Qui, seppure in tanti continuano a crederci, non si tratta affatto di una graduatoria, fra chi viene prima e chi viene dopo. Quello è fumo negli occhi, strategia elettorale permanente. Qui si tratta di mettere mano nelle potenziali azioni politiche che possano finalmente ridare linfa ad un sistema economico che ormai arranca. Sono poche le priorità che andrebbero scelte e che appaiono connesse.
Lavoro e donne, nella misura in cui di più di mezza nazione è trascurata nelle sue potenzialità.
Solo per fare un esempio, copiando dalle esperienze di altre nazioni. Ma l’attuale politica mi sembra più nelle mani di “galletti” e non vedo dirette interessate farsi avanti, ad esempio nelle segreterie di partito. Il dramma sta proprio nel fatto che sembra ristagni tutto anche dalle parti delle donne. Unici barlumi (ma tali sono), qualche iniziativa sporadica, qualche documento sottoscritto, qualche appello. Il grosso delle donne non si differenzia rispetto alle parole d’ordine attuali tra la maggioranza degli italiani.
E se proprio qualcuna tenta di alzare la voce, allora ecco che viene definita “femminista”, ovviamente usato come insulto.
Commenti:
10/01/2019 23:14:09 di DanielaPenso che bisognerebbe favorire l'ingresso nel mondo del lavoro di donne sposate condoglianze già scolarizzati...pare che i datori di lavoro prediligamo donne giovani per poi licenziarle dopo la gravidanza...anche queste vanno difese ma posso assicurare che la donna che indico io è veramente desiderosa di trovare un lavoro dato che i figli sono già autosufficienti...
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