L’eco significativa avuta nella stampa e nei notiziari dell’incontro di Carlo Calenda con uno spaccato del mondo delle associazioni civiche non deve essere considerato alla sola luce della novità rappresentata dal documento lanciato dallo stesso Calenda nel panorama politico italiano.
È molto importante, infatti, considerare che egli si sta muovendo dentro una realtà la quale, oggi, rappresenta forse la vera novità che potrebbe fare la differenza nell’organizzare una risposta democratica e civile all’ondata sovranista e al populismo dilagante. Non basta, per l’appunto, un appello rivolto alle forze politiche che, finora, si sono mosse in ordine sparso, riottose a prospettive comuni e preoccupate di quadrare il cerchio fra correnti, divisioni e rischi di naufragio, o preoccupate di mantenere quei 3 o 4 punti percentuali di elettorato. Non ci sono solo i partiti.
A contare deve essere anche la società, poiché è al suo interno che bisogna guardare per cercare di far recuperare consenso alla politica. È nel mondo dell’astensione disillusa ed anche di quella che aspetta un segnale di cambiamento per rimettersi in gioco. Per questo è importante. Perché è nel mondo civile, nella società più larga, che al momento sembra abbia preso corpo una tendenza che al disinteresse e disillusione coniuga un certo cinismo, una chiusura verso il mondo, una rimonta dell’individualismo tradotto in forme pseudonazionaliste.
È in una parte della società che alcune forze politiche pescano per andare a rinvigorire tendenze illiberali scambiate per garanzia di sicurezza e contraccambiate con promesse vane di rinascita e fasulli boom economici. Calenda non ha avuto paura di accusare le forze della sinistra di aver abbandonato al terreno opposto un termine come “sicurezza”, che è un concetto che deve stare assieme al rispetto dei valori democratici e dei diritti della persona umana. La società europea si è costruita, fra mille difficoltà, nel corso dei secoli, ed oggi è una realtà viva, avvertita da tutti, soprattutto dai tanti giovani che percorrono in lungo e in largo il nostro continente e che vedono il loro naturale slancio europeista frenato da egoismi nazionali, pastoie burocratiche, intralci di una visione politica ancora miope, che permea i governi nazionali ma anche il governo e le istituzioni dell’Unione.
Per questo i rappresentanti dell’associazionismo devono far sentire la loro voce, per difendere una idea d’Europa che è una idea di futuro comune e di futuro per i nostri figli.
Infine, in apertura dell’incontro, ho chiesto al nostro ospite quale ruolo hanno le donne in questo progetto e nell’azione che si vuole portare avanti in difesa di una idea nuova d’Europa e nel rinnovamento della classe dirigente. Calenda ha preso in tal senso un impegno. Sono però le donne che devono assumersi il compito di costruire con il loro pensare e agire una “alternativa” ai modi vecchi della politica.
Commenti:
06/02/2019 23:19:33 di Franco CaprinoSperiamo che ci sia un futuro ! 07/02/2019 08:15:45 di Egidio DiTodaroCondivido il pensiero di Carlo Calenda.
8 partiti da troppo tempo erano diventati dei contenitori chiusi a se stessi.07/02/2019 09:02:09 di Guido Condivido 07/02/2019 09:39:06 di Marcella SichiSono completamente d'accordo con Calenda. È l'unica nostra speranza di uscire da questo cinepraio
Commenta:

Letto: 9691