A proposito del
libro Poveri e capitale. La povertà nella politica, di Paolo Sorbi, Scholé. 2019.

In “Fontamara” di Ignazio Silone, ad un certo punto si parla delle gerarchie e i cafoni le spiegano a modo loro: prima viene il Padreterno, padrone di tutto, poi il principe Torlonia, padrone delle terre, poi le guardie del principe, poi i cani delle guardie del principe, poi nulla, poi ancora nulla, poi ancora nulla, poi vengono i cafoni E si può dire che è finito. I cafoni sono l’emblema della povertà che cerca una via d’uscita alla propria condizione, ma deve fare i conti con le istituzioni, i ricchi, le autorità, il governo, e persino l’atavica sfiducia in se stessi che divide gli uni dagli altri, che disarma le volontà di riscatto e la ricerca di giustizia. Il cafone siloniano non è solo l’ultimo della gerarchia sociale, ma è colui sideralmente lontano da qualsiasi parvenza di diritto (politico, sociale) dentro un mondo governato da meccanismi escludenti a priori. Meccanismi plurisecolari, neppure minimamente scalfiti dal procedere del progresso, delle scienze e della cultura. Solo la forza della disperazione può corrergli in aiuto, oppure la forza dell’unione delle tante disperazioni.
Sortire da soli è avarizia, sortire tutti insieme è politica, scriveva don Milani e i suoi ragazzi in “Lettera ad una profesoressa” per indicare che la scelta del fare insieme era la sola soluzione data al “montanaro”, il povero tra i poveri, di riscatto. Questi due rimandi “letterari” al problema della povertà mi sono utili perché la loro prospettiva non è scientifica ma umana, personale, soggettiva, e può aiutare a comprendere meglio il tentativo di spiegare la povertà fuori dai consueti canoni interpretativi “classici”.
Il libro di Sorbi ha indubbiamente una pretesa, forse ingenua, di rintracciare dentro il pensiero e lo sviluppo della riflessione pluridisciplinare, il cammino della povertà non solo come condizione unversale e, praticamente, costante nella storia umana, ma anche come tentativo, dentro la storia degli esseri umani, di rovesciare le costanti che sembrano inamovibili, a cominciare da quella pressoché monolitica della contrapposizione fra capitale e povertà, inteso il primo non come ricchezza ma come controllo e la seconda non come condizione ma come condanna “naturale” all’emarginazione e alla subalternità strutturale. Non a caso l’autore procede per tappe storiche che assurgono l’idea del “mito”, elemento necessario per la costruzione di una ideologia della povertà, primo passo per costruire una rivolta contro di essa. E dunque è Spartaco, il primo povero che grida contro il sistema di oppressione. A partire dalla sua sconfitta, tutte le sconfitte dei poveri che si ribellano restano nella memoria e fortificano la coscienza dei poveri successivi.
Le tappe successive non vengono descritte solo e puramente in chiave storicistica, cioè in modo “classico”, come ci si aspetterebbe in una storia della povertà. Al contrario, Sorbi, spiazza il lettore, introducendo una serie di elementi interpretativi la cui caratteristica principale è la pluridisciplinarietà, finendo con il dare al concetto di “povertà” una prospettiva fortemente originale, non più e solo legata all’interpretazione marxista o evangelica, ma in cui una lettura psicopolitica ci rimanda al pensiero filosofico-politico di Machiavelli, Hobbes, ma anche all’antropologia religiosa di Girard alla teologia di Teilhard de Chardin, all’insegnamento di papa Francesco. Il tutto per riuscire a spiegare quali possono essere, oggi, le strade percorribili, dopo che l’illusione del marxismo realizzato ha finito col tramontare definitivamente nel 1989. Una data simbolica poiché il suo fallimento si era già manifestato prima, quale ultima tappa di un percorso storico che dalla paura, come elemento diffuso e motore dell’organizzazione sociale e umana, aveva condotto attraverso rivolte contadine, rivoluzioni borghesi e rivoluzioni proletarie all’incubo che Sorbi indica con la sola parola “gulag”, cioè la fine della libertà e, quasi, la chiusura di un cerchio.
Vi anticipo che il 9 Aprile 2019 sarà presentato a Milano presso l'Auditorium L. Clerici Acli - ACLI Milanesi, Via della Signoria 3, il libro del prof. Paolo Sorbi
Poveri e capitale. La povertà nella politica”.
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