La chiave per uscire dalla crisi della società non può che essere un nuovo civismo, ma su quali basi impostare un'azione? Le piazze, nel bene e nel male, lanciano segnali ben precisi in questa direzione, come pure le iniziative che aggregano e che stimolano i cittadini ad uscire dal torpore rassegnato.
Stiamo vivendo un periodo non facile per la democrazia e lo si vede dall’imbarbarimento delle relazioni, dal bassissimo grado di tolleranza nei confronti di ciò che ci circonda, soprattutto se esso è percepito come estraneo alle nostre consuetudini.
Paradossalmente, le persone sono però alla ricerca di conferme alle proprie convinzioni, anche questo nel bene e nel male. In tanti, ad esempio, riempiono le piazze per marciare contro il razzismo e il sovranismo; in tantissimi le cercano nella dimensione dei social, dove è notoriamente facile rintracciare le manifestazioni di pensiero più disparate. Un multitasking per tenere attivo il cervello e al tempo stesso sentirsi rassicurati circa la propria concezione del mondo: no vax, no Tav, no immigrati, no meridionali, no alla Terra sferica, no ai complotti, eccetera. Non mancano i “sì”, i lati positivi, ma sono minoranza in una Rete che pare uno “sfogatoio” universale.
Penso che il primo passo di una azione civica debba contemplare due sfere valoriali: quella della democrazia e quella della cultura. Ha poco senso parlare, seppure recando già una preziosa testimonianza nel farlo, fra di “noi”, fra coloro che si ritrovano dentro una condivisione di fondo, un minimo comune denominatore democratico. Si tratta, invece, di interrogarsi su come raggiungere gli individui in cerca di conferme, le quali sono l’anticamera della “sicurezza” intesa come forza interiore per affrontare la realtà.
La sfera culturale è fondamentale, intendendo con il termine “cultura” ciò che la sociologia da tempo intende come fenomeno allargato di costumi, usi e idee.
Creare occasioni di cultura vuol dire combattere l’azione soporifera e/o allarmante messa in atto da certi media, come dalla politica che vuole dirigere i sentimenti collettivi per scopi propagandistici. Significa contrastare a colpi di realtà e di informazione le menzogne sottili o palesi quando esse si affacciano nelle reti di comunicazione. Lo sforzo, dunque, deve essere quello di raggiungere gli individui con una azione culturale contro le manipolazioni della propaganda che semplificano la realtà a vantaggio di una illusoria sicurezza.
È una lezione che la storia non smette mai di impartirci ma che non si riesce proprio a recepire.
Articolo pubblicato sul sito LItaliaCheVerra
Commenti:
27/03/2019 09:12:25 di Fiorina FerraraRestiamo umani, cioè esercitiamo misura e ragione
Commenta:

Letto: 3870