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Le croci del mondo di oggi

20/04/2019 di Maria Medici

La meditazione della Via Crucis papale al Colosseo quest’anno è stata affidata a suor Eugenia Bonetti, una suora di ottanta anni, molti dei quali vissuti in mezzo ai disgraziati del mondo e che ancora oggi offre la sua vita al servizio delle donne straniere vittime della tratta della prostituzione.



Non è una radical chic, una snob che abita nei quartieri bene della città e si permette di difendere gli immigrati senza averli sotto casa. Non è attaccabile da quanti ringhiano la solita tiritera e intanto diffondono magari non del tutto consapevoli il seme dell’odio. Il suo messaggio è molto semplice e lega la Passione che culmina sul Golgota alle passioni di milioni di esseri umani in carne e ossa che si muovono dalle loro terre, profughi di guerra, disperati spinti dalla fame, individui mossi dalla naturale propensione a migliorare le condizioni di vita.

Hai voglia a batterti il petto in chiesa e masticare i passi appresso al prete da una stazione all’altra, seguendo quel vecchio rito della Via Crucis: se non lo poni nella realtà che ti circonda, resta solo un involucro vuoto, neppure buono per metterti a posto con la coscienza. Una coscienza che oggi appare in molti casi incattivita, resa cinica da un individualismo che divide, mette uno contro l’altro, crea muri e non ponti. Francesco, al Colosseo, ha parlato di croci: quella dei poveri del mondo, dei bambini violati, della chiesa lacerata.

Il mondo intero, in fondo, è una immensa Passione che cerca salvezza ma dentro il percorso doloroso non riesce a trovare la forza rappresentata dalla solidarietà reciproca, dalla compassione caritatevole, dalla lotta che abbatte le ingiustizie e le iniquità di un capitalismo egoista e senza scrupoli, che non ha il minimo ritegno a vendere armi ai disperati, a distruggere il proprio habitat e a rinchiudersi nel proprio fortino fatto di sicurezze sempre più traballanti invocando un sovranismo completamente fuori dal tempo e dalla storia. Suor Eugenia ha detto che è facile portare il crocifisso al collo ma non è altrettanto facile riconoscere i nuovi crocifissi di oggi.

Direi, ancora peggio, prendere la croce e brandirla come una spada in difesa di una civiltà contro le altre. Se non riconosci il senso di quella croce nella sofferenza altrui, vuol dire che quella civiltà di cui vorresti essere difensore è da un pezzo che l’hai persa.

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