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Giovani mostri

04/05/2019 di Maria Medici

Le brutture nel mondo sono sempre esistite e così i comportamenti che suscitano indignazione.



Lo sgomento è legittimo di fronte a certe azioni compiute dai nostri simili, perché segno della nostra umanità. Tuttavia, troppo sgomento finisce per suonare di circostanza o, peggio, ingiustificato davanti ad una realtà che non si può far finta di non sapere come sia fatta. Il gruppo di giovani che hanno vessato e seviziato una persona con un disagio psichico a Manduria non sono venusiani sbarcati sul nostro pianeta.

Sono i giovani che appartengono alle nostre comunità, sono i nostri figli, gli alunni delle nostre scuole. Sono, se vogliamo, i frutti della nostra cultura. Sono, sono stati e, purtroppo, lo saranno. Perché l’accanimento del branco su di una vittima inerme è un comportamento che gli individui, posti senza un freno, mettono in pratica facilmente e da sempre. La differenza col passato è che oggi ne parliamo e tentiamo di capire, reprimere dove è necessario ed educare ad un atteggiamento diverso. Sono convinta che quei ragazzi, ora, vivano una condizione di estremo disagio, siano provati dalla miscela esplosiva che hanno innescato, fatta delle loro azioni e delle conseguenze sociali.

Puoi chiamarli mostri, provare odio e desiderio di vendetta, ma non sono mostri, né la punizione vendicativa servirebbe. Se li chiami mostri metti a nudo il tuo desiderio di cancellare le brutture del mondo come per magia: curare la malattia eliminando il malato. La tentazione è forte a fare così. Chiedersi dove si era quando questi ragazzi crescevano con l’idea che la tortura di un simile possa essere una forma di divertimento è molto più complicato.

A quel punto, come in una spirale senza fine, dovresti chiederti quanti gesti, messaggi, parole e atti apparentemente innocui circondano questi ragazzi e li plasmano alla violenza, alla noia e alla violenza annoiata. Si finirebbe sotto processo in tanti, a cominciare dai media, digitali o no, che hanno preso in consegna i cervelli dei nostri figli.
Credo ci sia bisogno di una seria riflessione articolata che mi piacerebbe sviluppare a partire da questo iniziale contributo sulla responsabilità sociale della violenza, il terreno individuale delle scelte e delle responsabilità, il contesto educativo in famiglia e quello extrafamigliare.

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05/05/2019 07:26:04 di Maria Fulvia Campanella
Grande sgomento,sono d'accordo che ci vogliono serie riflessioni per trovare il modo di porre fine a questa violenza, dilagante specialmente in questo momento difficile per il nostro paese

06/05/2019 06:43:04 di Guido Vacirca
Il testo che segue l'avevo pubblicato tempo fa sulla mia pagina di Facebook. Penso che esprima il mio pensiero sulle cause che generano alcuni inspiegabili comportamenti da parte degli appartenenti alle nuove generazioni. Tutti quanti, purtroppo, assistiamo quotidianamente ad atti di vandalismo di vario genere. Ad essere danneggiati sono gli arredi urbani: panchine, vasi per piante o fiori, lampioni, cassonetti per la spazzatura ecc.. In alcuni casi i vandali prendono di mira anche i beni privati quali ad esempio: automobili, vetrine dei negozi, facciate dei palazzi e via di questo passo. Generalmente gli autori di tali "prodezze” sono dei ragazzi adolescenti, molto spesso ancora minorenni che provano una vera e propria esaltazione nel compiere atti del genere. A fare le spese dei loro gesti inconsulti è l'intera comunità dove questi individui vivono e dalla quale si levano, giustamente, parole di condanna per tali azioni scellerate. Qualche nostalgico del ventennio, indipendentemente dal fatto che l'abbia vissuto o meno, (ormai esistono anche i nostalgici appena diciottenni) infliggerebbe loro molto volentieri qualche "salutare" manganellata. Qualcun altro, più moderato, si limiterebbe ad un paio di ceffoni, ma ben dati. Ma la stragrande maggioranza delle persone , più o meno coinvolte da tali gesta , si domanda ovviamente: " Ma dove sono le famiglie di questi ragazzi?". A tal proposito e con la presunzione di cercare una risposta a quest'ultima domanda, mi accingo a scrivere una " lettera aperta" ai ragazzi fautori degli atti vandalici in genere. “Bene, molto bene, bravi, finalmente: c'è l'avete fatta! Siete riusciti a catturare l'attenzione delle persone che, fino a ieri, vi avevano completamente ignorato. Poco importa se, per diventare l'argomento principale delle chiacchiere del quartiere o del paese dove vivete, avete dovuto rompere, rovesciare, incendiare, imbrattare tutto quello che vi è capitato a tiro. Poco importa se, per trovare il coraggio e l'energia necessaria per compiere le vostre "gloriose" azioni, avete dovuto ingurgitare qualche pasticca o far entrare , in qualche modo, nel vostro corpo qualche sostanza "energizzante". Adesso siete oggetto dell'attenzione di tutti, forze dell'ordine comprese e siete diventati: veramente importanti! Persino sul giornale locale c'è un articolo che parla di voi, peccato che non ci sia la vostra immagine...beh, quella non si può ancora pubblicare in quanto siete ancora minorenni! A rimediare, per fortuna, ci pensano i social. Sul web è tutto un proliferare delle vostre immagini, con alcuni commenti di apprezzamento per le vostre gesta ad opera di qualche vostro coetaneo o amico, ma in maggioranza si tratta di frasi tutt'altro che gentili nei vostri confronti. Siete diventati degli "eroi"! Poco importa se negativi, ormai la differenza tra il "bene ed il male": si percepisce appena. L'importante è essere arrivati in cima alla piramide dell'attenzione, l'importante è che si parli di voi, poco importa se con parole di condanna, l'importante è uscire dall'anonimato! Ormai, nella vita, per essere qualcuno, per contare qualcosa, il tuo nome e la tua immagine devono essere sulla bocca e nei pensieri della gente. Per raggiungere tale scopo, ogni mezzo è lecito. Quei vecchi valori che inibivano le persone, ma soprattutto i giovani, dal compiere azioni negative, ormai sono "aria fritta", sono superati dal desiderio della fama, della celebrità e dalla soddisfazione del poter dire: - Siamo stati noi! - Bravi, bravissimi, oltre ad essere diventati (anche se solo per poche ore o qualche giorno) oggetto dell'attenzione generale, siete anche riusciti a sfogare tutta la vostra rabbia! La rabbia che avete "dentro" e che vi assale ogni volta che pensate al futuro che non avrete, ogni volta che cercate la "guida" che non vedete.Ditelo, anzi urlatelo con tutto il fiato che avete in corpo, in modo tale che possano sentirvi tutti coloro che si chiedono dove sono le vostre famiglie, che si domandano perché mai vi consentano di andare in giro in piena notte. Urlategli: - Le nostre famiglie non ci "sono" e... non ci sono mai "state"! - Magari sono anche presenti, esistono da un punto di vista anagrafico e della sussistenza. Nel senso che vi sfamano, vi vestono, vi fanno un tetto sotto il quale provare a vivere e vi comprano lo smartphone ultimo modello, ma sono assenti per tutto il resto! Sono inesistenti per tutte le cose veramente importanti, non rappresentano un modello al quale potersi ispirare, ma sono solo stati gli artefici della vostra vita, quella che vi ha dato un cuore che batte e dei polmoni per poter respirare. Molto probabilmente, anzi sicuramente, la vostra nascita non è stata il frutto di un desiderio unito ad un atto di immenso amore, ma di qualcosa di indefinito e ben diverso. Forse siete il frutto di una serata un po' alcolica conclusasi fra le lenzuola o la conseguenza di un momento di piacevole smarrimento dalla alienante quotidianità . Forse siete stati il risultato, la merce di scambio tra un anonimo pusher e una dose quotidiana di artificiale felicità . Forse siete stati concepiti per puro dovere, perché mettere al mondo dei figli è una cosa che si deve fare!. Potreste essere il frutto di un desiderio di maternità troppo tardiva e, tutto sommato, anche un po' egoistica Può darsi che siate stati concepiti per sbaglio, per un profilattico dimenticato o per una pillola non ingerita, perché era troppo tardi per interrompere la gravidanza, perché doveva essere tutto diverso o per mille altri motivi. Sta di fatto che voi siete nati, avete visto la luce della vita entrare nei vostri occhi e siete stati scaraventati in questo maledetto mondo. Forse, sin dalla prima infanzia, avete udito pronunciare la frase: Maledetto il giorno in cui sei nato! o Se non fossi nato tu la mia vita sarebbe stata diversa.... Non avete mai ricevuto una carezza proveniente dal profondo del cuore e non data per dovere. Non avete mai subito un amorevole rimprovero, ma siete stati educati dalla TV e dalla play station. Giorno dopo giorno, la vostra giovane vita è diventata un condensato di cocenti delusioni e un covo di folle rabbia. Può darsi che il vostro futuro sia già segnato, destinato a raccogliere solo fallimenti o costretto ai margini di una società che non accetta la vostra rabbia e la vostra disperazione. Può darsi invece che il destino vi riservi una sorpresa e favorisca l'incontro con una persona o una motivazione di vita che possa darvi tutto l'amore che vi è mancato. Sul vostro futuro non si possono fare dei pronostici o azzardare delle scommesse. Sarà la vostra capacità nel superare le difficoltà che incontrerete, le persone che vi staranno accanto e che vi influenzeranno e le opportunità che avrete a fare la differenza. Vorrei solo ricordare a tutti quanti (compreso chi sta scrivendo) che, per il principio della "causa - effetto", prima di giudicare gli effetti: bisogna ricercarne sempre le cause.”




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