Nei prossimi giorni, anzi qualche Paese ha cominciato oggi, quasi 350 milioni di cittadini saranno chiamati a votare per il rinnovo del Parlamento europeo.
La prima volta che si votò per questa istituzione era il 1979; era appunto la prima volta che l’elezione dei nostri rappresentanti continentali era diretta e non attraverso la “cooptazione”, pescando nei vari parlamenti nazionali. Sono passati quaranta anni e il sogno di una Europa unita si è in parte realizzato ma, d’altro canto, persistono dei problemi strutturali, a cominciare dai poteri stessi che sono affidati al Parlamento, in equilibrio con le altre istituzioni comunitarie, la Commissione ed il Consiglio, ma ancora lacunosi. È una istituzione delicata che deve farsi largo, nel comune sentire, fra tendenze disgregatrici e nostalgie nazionaliste, ma anche cercare un proprio ruolo autonomo dentro l’arena politica delle nazioni, spesso gelose delle proprie prerogative storiche.
Non è un cammino facile perché i mondi che si radunano al suo interno sono diversi, spesso distanti, ciascuno con le proprie riserve e i propri interessi. Mettere insieme tante comunità e costruire una idea unitaria è complesso. E forse anche per questo il Parlamento europeo, un po’ come tutto l’edificio dell’Unione, soffre di una certa distanza dai cittadini, dalla loro quotidianità. Eppure non basterebbe un libro per elencare in dettaglio le iniziative a livello giuridico compiute da questa istituzione nel corso della sua esistenza. Purtroppo i politici, alle volte hanno utilizzato la propria elezione come trampolino per le loro scalate, preoccupandosi quasi per nulla non solo di fare il loro lavoro di parlamentari, ma addirittura di essere presenti alle sedute almeno un dignitoso minimo numero di volte.
Ora c’è un blocco politico, sgangheratamente unito, non certo da ideali comuni ma dalla voglia di sfasciare, che vuole portare il suo attacco alle istituzioni europee, soprattutto a quei pilastri che le caratterizzano: democrazia, pluralismo, mutua collaborazione e mutuo sostegno, solidarietà interna e col resto dell’umanità, soprattutto quella dolente che vuole strapparsi dalle miserie e dalle guerre. Il blocco politico di cui sopra vuole portare, pur cianciando a sproposito di valori cristiani ed europei, il suo attacco ad una idea che, pur fra mille imprescindibili miglioramenti, resta al suo fondo validissima e che è il frutto di una travagliata storia di contrapposizioni, violente fino a ieri, ma oggi messe da parte in nome di un futuro comune. Ed i pseudonostalgici e sfascisti sappiano che si tratta di un futuro che è scritto nel passato, nei veri valori dell’Europa: nelle lotte per l’avanzamento del progresso, della democrazia, dei diritti di rappresentanza, dei diritti delle donne, dei lavoratori, dei bambini.
Da qui non si torna indiestro e se lo si fa si finisce per scivolare nuovamente dentro le proprie vecchie frontiere ad ululare uno contro l’altro e a far valere di nuovo la legge del più forte.
Un appello personale perché nei prossimi giorni si vada in tanti a votare e si respinga la volontà di un ritorno agli egoismi nazionali ma si sostenga una casa comune di tutti noi europei, chiamati alle sfide sempre più complesse del mondo di oggi e di domani.
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23/05/2019 19:55:35 di Rossana Banti Viva l'Europa!Da Ventotene a oggi 23 maggio anche in ricordo dellastrage di Capaci . Viva l'Europa,sempre. Da una vecchia partigiana.
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