Fanno bene quelli che rilevano, anche criticamente e con quella giusta dose di cattiveria politica, i passaggi repentini di fronte interno della neo ministra Bellanova (da dalemiana a renziana) oppure coloro che le rimproverano la sua piena adesione al Jobs Act di allora e ad altre scelte che molti, da sinistra non approvano.
Quello che (forse) nascerà sarà sicuramente ricordato come il governo dei rospi. Per carità! non con riferimento all’aspetto esteriore di Conte o degli eventuali ministri bensì intendendo i rospi che in tanti sono e saranno costretti a ingoiare per il bene della Patria.
La crisi politica ha scatenato una sorta di “liberi tutti” nella ricerca di possibili soluzioni. Le ricette che sono state presentate in questi giorni, soprattutto dal fronte antiurne, sono variegate, molte plausibili, qualcuna raccomandabile.
Sulla situazione di degrado e decadenza di Roma è possibile ormai raccogliere una vasta messe di opinioni caratterizzata essenzialmente da indignazione e senso di impotenza.
Il titolo è un omaggio ad un vecchio film di Almodovar ma il legame con la scanzonata commedia spagnola finisce qui. Il livore che circola attualmente è arrivato ad un tale grado o de-grado che gli individui, cooptati in masse, sono capaci di crocifiggere il “nemico” a colpi di tastiera o di urla dissennate.