In tanti si stanno cimentando nei resoconti, commenti, analisi più o meno valide, o anche piccole narrazioni di esperienze personali riguardo a questo periodo che stiamo vivendo.
Nel momento in cui la gran parte della popolazione è costretta nelle proprie case, i social, come era prevedibile, si sono riempiti di voci narranti le proprie impressioni, timori e speranze. Al netto del tasso di stupidità che è sempre presente, anche nei momenti difficili, le parole che si spendono sono sincere, mettono a nudo certe nostre caratteristiche individuali e collettive.
La preoccupazione, la commozione per gesti, per una quotidianità che diventa all’improvviso eccezionalità, si alternano allo humor e alla dissacrazione. Giocare con ciò che fa paura è da sempre un modo per esorcizzarne, almeno in parte, la portata di inquietudine, collocarlo nella sfera del relativo, del mondo. Lo facevano gli antichi, lo facevano nel Medioevo quando i pittori raffiguravano gli scheletri che allegramente ballavano “danze macabre”.
Anche le battute e le vignette con le quali ci prendiamo in giro vanno bene in questo momento. Come è stato spiegato dagli esperti, la paura è una emozione indispensabile perché essa agisce come un campanello d’allarme, ci tiene lontano dai pericoli, ci fa reagire di fronte ad essi. Nel nostro caso, ad esempio, ci fa stare attenti alle norme di sicurezza. Per questo non dobbiamo temere la paura. Invece da temere è ciò che può subentrare alla paura, ossia l’angoscia.
Perché l’angoscia è una forma di inquietudine profonda, inafferrabile, che si collega ad un pericolo altrettanto inafferrabile. Ora, a pensarci bene, non c’è nulla di più sfuggente di un virus, un organismo talmente piccolo che gli scienziati non sono d’accordo se classificarlo o meno come essere vivente. Si tratta di qualcosa che si muove in una dimensione (l’infinitamente piccolo) che non ci appartiene, nel quotidiano, ma che è capace di irrompere in modo talmente pervasivo (come, del resto, lo è la vita) da mettere a soqquadro l’intera umanità.
Come reagire all’angoscia? Non c’è una ricetta per tutti, se non quella di non farsi catturare da essa, dando alla mente altro nutrimento: un momento assieme a chi ci sta vicino, un libro, una musica, un film, un album di foto da sfogliare.
Anche le mie sono riflessioni peregrine, un po’ spaesate, forse senza né capo né coda, come in fondo lo sono questi giorni. Ma anche la nostra mente, in cui si accavallano tanti input nuovi, in questo momento ha bisogno di non cercare certezze a tutti i costi, come siamo abituati a fare quando pensiamo di essere unici padroni del nostro destino, ma di lasciarsi cullare da pensieri che vanno e vengono. Come le nuvole di una canzone di De André.
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19/03/2020 11:46:39 di ericka silingardiSuperiamo la paura con la conoscenza e l"angoscia con gli affetti
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