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#Percezioni

26/02/2019 di Maria Medici

Credo che una delle parole chiave di questi tempi sia “percezione”. Dal latino perceptio, il termine rimanda all’atto di prendere coscienza di una realtà che si considera esterna attraverso stimoli sensoriali che vengono analizzati attraverso processi psicologici e intellettivi.



La percezione analizza la realtà oggettiva attraverso un processo di decodifica della stessa realtà che si avvale di esperienze o informazioni pregresse, per farla semplice, quando osservi un fenomeno nuovo ti appelli alle conoscenze che ha acquisito nel tempo rispetto ad esso. Ecco allora che la percezione può divenire traditrice nel momento in cui le informazioni in tuo possesso possono essere tali da condizionare la tua intepretazione e dunque distorcere la tua visione della realtà.
Perché dico che il concetto di percezione è molto importante di questi tempi? Perché essa va di pari passo con la mole di informazioni che riceviamo quotidianamente.

Comunicare viene definita una “arte”, insomma, una specialità, tanto che la comunicazione viene studiata a livelli di “scienza”. Si può essere degli onesti comunicatori, che non tralasciano nulla di un evento, lo riportano nudo e crudo, oppure si può essere comunicatori che tendono a “colorare” l’evento, alle volte alterandolo se non, addirittura, facendono sembrare il contrario di quello che in realtà è. Sappiamo che i mezzi di comunicazione, per quanto si sforzino e ci vogliano convincere del contrario, spesso trattano le informazioni in modo non sempre oggettivo, magari per interessi economici, di partito, per convinzioni politiche. I politici, poi, non sono da meno, dato che l’arte di mostrare il famoso bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto è per loro pane quotidiano.

Né si può di questo far loro una colpa: sostengono la loro formazione politica e dunque se devono fare una autocritica la faranno di velluto, se devono attaccare l’avversario lo faranno a colpi di cannone. Ecco che entra in gioco la percezione. Ad esempio, di certi fenomeni sociali, la nostra percezione si baserà sulle informazioni ma anche sull’osservazione diretta, l’esperienza personale ed anche le nostre convinzioni sul mondo. Mescolando le cose assieme emergerà la decodifica del fenomeno. Ma questo non vorrà dire automaticamente che le nostre percezioni saranno giuste, poiché se le informazioni sono alterate, anche le nostre esperienze saranno soggettive, limitate al nostro ambito di vita.

Ora mi fermo lanciando una provocazione: la nostra percezione su un fenomeno così importante oggi come quello delle migrazioni, quanto è oggettiva, ossia vicina alla realtà, è quanto, in base alle idee appena esposte, soggettiva, cioè alterata? Ai commentatori la parola.

Commenta Commenti:


26/02/2019 16:00:00 di Claudio Mori
La percezione della immigrazione è alterato. I numeri sono più bassi e i problemi connessi, minori.

26/02/2019 17:18:30 di Massimo
La percezione di un fatto vale quanto il fatto in sé. Nessuno può avere una visione "vera delle cose e, anche a fronte di quintali di dati e informazioni, alla fine il nostro percepito corrisponde ad un vero da tenere in considerazione. L'esempio classico è la forma della terra e il suo ruolo nell'universo. Per molti occide tali, nonostante le cosiddette evidenze scientifiche, la terra è semplicemente piatta. Per loro, la verità è quella.

26/02/2019 23:18:06 di Alda Cermola Ostuni
Molto bene esposto l'argomento

27/02/2019 08:32:02 di giancarlo busso
Se percepisco 500€ al mese ho solo la percezione di essere povero la realtà e che sono ricco dentro, se penso che nel PD ci sono qualche centinaio di sindaci arrestati eche la politica fatta da loro è una vergogna o è solo una percezione, quando abbiamo bisogno di analisi dobbiamo pregare il padreterno che si possa fare entro l'anno o è solo una percezione, che il sindacalista strillone si allei con la confindustria per andare contro il governo è una schifezza o è solo una percezione.




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