È di questi giorni l’uscita del libro I treni dell’accoglienza. Infanzia, povertà e solidarietà nell’Italia del dopoguerra 1945-1948 di Bruno Maida (Einaudi) in cui viene raccontata una bella pagina della storia di un Paese appena uscito dalla tragedia della guerra e del fascismo ma con la voglia di ricominciare.
Un avvenimento di cronaca politica lascia il tempo che vuole, si sa. Oggi se ne parla in un trafiletto o, in mancanza d’altro, in un articolo col titolone per passare domani in cavalleria.
“Tempesta emotiva” l’ha chiamata il giudice che ha dimezzato in appello la pena per l’omicidio di una donna da parte del suo compagno perché lei voleva lasciarlo. Il termine “tempesta” è sicuramente nobilitante e va dato atto al giudice dello sforzo poetico attraverso cui rendere quasi più giustificabile l’atteggiamento dell’assassino.