Il Blog di Maria Medici
15/12/2018 di Maria Medici
Nel dibattito apertosi con il Manifesto del Concepito, stilato in occasione del 70° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, uno spunto significativo di riflessione viene dalla lettera che Francesca Izzo, pensatrice femminista, ha scritto al quotidiano cattolico Avvenire. Un terreno comune di dialogo, Izzo, lo rintraccia nella concezione dell’esistenza umana dentro la storia.
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13/12/2018 di Maria Medici
Si chiama Greta ed è una bellissima ragazzina svedese di 15 anni. Greta ogni giorno si alza e va a scuola come tutti i suoi coetanei. Veramente va a scuola quasi tutti i giorni. Il venerdì no. Il venerdì Greta si alza, si prepara, esce di casa ma non va a scuola, perché quello è il giorno in cui ha deciso di scioperare. Infatti non si reca a scuola ma davanti al Parlamento svedese per protestare contro il disinteresse della politica nei confronti del cambiamento climatico.

Ogni venerdì, da un po’ di tempo, Greta si assenta da scuola perché ha una missione da compiere, per sé e per tutti i suoi coetanei: ricordare agli adulti, specie a quelli che dovrebbero rappresentarci per il meglio, che questo pianeta ci è stato dato in prestito e che va consegnato possibilmente non rotto a chi verrà dopo di noi. Greta, appunto, è una candidata ad avere prossimamente in consegna la Terra. Ma il mondo degli adulti non sta rispettando la regola fondamentale del prestito, ossia quello di riconsegnare l’oggetto intatto. A dare la sveglia alla conferenza sul clima che si svolge in questi giorni in Polonia c’è anche lei che, a poco a poco, è divenuta famosa un po’ ovunque. Noi adulti siamo abituati a districarci nel difficile mondo di educatori nei confronti dei nostri figli e dei ragazzi in genere.
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10/12/2018 di Maria Medici
La tragedia della discoteca di Corinaldo, oltre a fare provare dolore e partecipazione, almeno col pensiero, al dramma di tante famiglie, deve essere uno spunto per una riflessione.
Quando accade una cosa del genere, al di là e prima ancora di accertare le eventuali responsabilità, che siano umane o del fato, una comunità umana civile si raccoglie, per lo più tacendo ma anche con i giusti pensieri espressi, attorno alla tristezza generata da eventi di questo tipo. Oggi, nell’era della rivendicazione universale del diritto di dire la propria, ciò non accade quasi più. Fin dal primo istante in cui la maglia comunicativa ci porta a conoscenza del fatto, ecco scatenarsi l’onda scomposta della denuncia e del risentimento. Ma risentimeno verso chi? Ecco la caccia all’untore, alla quale partecipano alacremente tutti, anche chi dovrebbe avere la responsabilità istituzionale di accertare le cose prima di dare al pubblico la sua opinione.
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06/12/2018 di Maria Medici
Lo scorso 4 dicembre si sono svolte in tutta Israele una serie di manifestazioni di protesta contro la violenza maschile contro le donne. Decine di migliaia di donne israeliane e palestinesi sono scese in piazza a Tel Aviv, Haifa, Nazareth, Gerusalemme, nonché in diverse municipalità arabe. Tutte accomunate dall’urgenza di far sentire una voce unitaria contro il perpetrarsi preoccupante di una serie di femminicidi che ha visto qualche settimana fa la morte di due adolescenti israelo-palestinesi.
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05/12/2018 di Maria Medici
Mi trovo questi giorni a Gerusalemme e ci sono capitata in un momento speciale per il mondo ebraico. Infatti, si festeggia Hanukkah (letteralmente “dedizione”), una festa ebraica invernale che cade il 25 del mese di Kislew (tra novembre e dicembre). I manuali sull’ebraismo spiegano che in questa festa si ricorda la vittoria dei Maccabei sulle forze nemiche dopo una guerra durata anni, avvenuta nel II secolo a.C.

Le Scritture parlano dell’introduzione di una festa di otto giorni poiché durante la guerra, gli Ebrei non avevano potuto celebrare un’altra festa che durava otto giorni, ossia Sukkot. Ma ad un certo punto Hanukkah divenne nota come “festa delle luci” poiché secondo una leggenda talmudica i Maccabei avevano trovato un giorno nel tempio solo una piccola giara di olio per accendere la Menorah, ossia il candelabro. Nella giara c’era però olio sufficiente per accendere il lume per una sola notte, ma, grazie ad un miracolo, l’olio durò per otto notti e da allora si decise che le luci rimanessero accese per tutto quel tempo. A poco a poco si perse la memoria iniziale della festa e l’attenzione si concentrò sull’accensione dei lumi, pratica che, secondo alcuni studiosi, potrebbe avere una origine pagana, ossia riferibile al trapasso dal buio dell’inverno alla luce della rinascita della vita in primavera.
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