Il 25 novembre si avvicina recando con sé il faticoso bagaglio di una battaglia che sembra sempre appena cominciata. La Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, istituita più di vent’anni fa dall’Onu, come tutte le ricorrenze di questo tipo, si affanna alla ricerca di uno spazio di visibilità che possa dilatarne il messaggio nel quotidiano e al di là della ricorrenza stessa.
In tanti si stanno cimentando nei resoconti, commenti, analisi più o meno valide, o anche piccole narrazioni di esperienze personali riguardo a questo periodo che stiamo vivendo.
Un esauriente e molto interessante articolo apparso sull’ultimo numero di Internazionale, a firma dell’olandese Jop de Vrieze, ci introduce su un tema quanto mai scottante, talmente delicato che anche io ho qualche remora a parlarne.
La questione dell’iniziativa militare turca in Siria ha messo in evidenza una serie di nodi drammaticamente irrisolti in una regione da sempre considerata nevralgica nei rapporti fra Oriente e Occidente.
La dolorosa vicenda della giovane olandese che ha deciso di lasciarsi morire per non soffrire più le conseguenze psicologiche delle violenze subite negli anni ci spinge a riflettere su quella complessa fase della vita che è l’adolescenza.