Il Blog di Maria Medici
06/01/2019 di Maria Medici
Della Befana sull’origin varia/ Molto si è detto, e molto si è stampato; / Chi vuol che fosse quell’Ancilla ostiaria / Che si trovò nell’atrio di Pilato; / Chi la Nonna d’Erode ottuagenaria,/ Chi la Zia di Barabba, e chi ha pensato / Che venga da due Celtiche parole / Adatte ad indicar "Fuoco del Sole". Così scriveva #AntonioGuadagnoli nel 1827 in una sua storia della Befana in ottave.
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04/01/2019 di Maria Medici
22/12/2018 di Maria Medici
Auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo.
Maria Medici
28/01/2018 di Maria Medici
La #storia che i morti per mano del #nazismo non dovrebbero valere di più o di meno di quelli uccisi per volere di #Stalin o dei nativi americani o degli #armeni è vecchia e buona solo per chi vuol fare dei #genocidi una specie di campionato di calcio dove vince il #popolo che ha sofferto di più. E' una classifica che serve a poco e non riporta nessun morto in vita.
Che dire allora del folle progetto di Pol Pot in Cambogia che nel volger di poco tempo sterminò molta parte dei suoi concittadini? E nessuno si ricorda più del genocidio dei #Tutsi in Ruanda? Meglio non stilare classifiche altrimenti si rischia di dimenticare qualcuno. 'Genocidio' è una parola che fu coniata nel secondo dopoguerra per intendere la distruzione sistematica di una #etnia con l'obiettivo di spazzarla via e la #Shoah non fu certo il solo e, purtroppo, l'ultimo dei genocidi della #storia.
Ciascun genocidio ha le sue caratteristiche e sommarli come un minestrone per vedere qual è quello più valido vuol dire fare un torto a tutte le vittime: ebrei, rom e sinti, armeni, nativi d'america, tutsi, cambogiani, ucraini durante il comunismo sovietico, #cinesi sotto l'occupazione giapponese, #serbi durante la seconda guerra mondiale, #bosniaci durante le guerre jugoslave, hazari d'Afghanistan, italiani d'Istria, Venezia Giulia e Dalmazia... Mi fermo perchè per approfondire senza fare un torto a nessuno ci sono degli ottimi saggi da leggere sui genocidi del #Novecento.
La #specificità della distruzione dell'#ebraismo europeo, che ci spinge a ricordare il giorno in cui le truppe sovietiche entrarono ad #Auschwitz verso la fine della seconda guerra mondiale, sono molte e rappresentano, per noi europei, un unicum spaventoso, in cui pseudoteorie razziali, credenze e superstizioni senza alcun fondamento si mescolarono alla 'tecnica', cioè al sapere scientifico applicato allo sterminio di massa, con tanto di corredo filosofico che giustificava la necessità di allontanare 'l'#ebreo' dall'#Occidente perchè fonte di tutti i mali.
Allo sterminio parteciparono antisemiti di tutta #Europa o anche singoli o popolazioni evidentemente prone alla ferocia nazista ma anche in parte o del tutto convinte che fosse la cosa giusta da fare. Ad esso parteciparono industrie tedesche che sfruttarono la manodopera schiavizzata, che fornirono i gas per le uccisioni. Tutto questo, come tanti ebbero a ricordare dopo, nella patria di #Schiller, #Goethe e #Beethoven... ma io aggiungerei nella patria della civiltà del lumi, del progresso culturale e scientifico, dei #valori universali, del diritto moderno, cioè l'Europa.
La specificità della Shoah è tale anche perchè tocca da vicino la 'nostra' storia recente e ricordarla per noi europei è un obbligo morale nei confronti dell'ebraismo che fu vittima, di noi stessi e di tutti coloro che nel mondo sono stati uccisi e continuano ad essere uccisi in nome di assurde teorie di sopraffazione etnica.
23/12/2017 di Maria Medici

Negli ultimi tempi si è cominciato a parlare con sempre più insistenza di un nuovo modello di partecipazione democratica alla vita politica. Il modello, definito di “democrazia deliberativa”, in verità è un concetto che copre uno spazio di posizioni abbastanza ampio e variegato, accomunate, tuttavia, dall’esigenza di individuare delle strade per ridare fiato ai regimi democratici che soffrono attualmente di grave crisi di rappresentatività. Sotto la definizione di “deliberazione”, in senso lato, si vorrebbe rintracciare la procedura che consentirebbe di diminuire la distanza fra gli “agenti politici” (i cittadini) ed il momento della decisione, riducendo tale distanza attraverso specifici momenti di deliberazione collettiva su temi di comune interesse.
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