Un esauriente e molto interessante articolo apparso sull’ultimo numero di Internazionale, a firma dell’olandese Jop de Vrieze, ci introduce su un tema quanto mai scottante, talmente delicato che anche io ho qualche remora a parlarne.
È facile non accorgersi che dietro l’angolo di casa nostra si possano celare pezzi di storia più o meno antica o recente. Soprattutto, in una città come Roma, abbondano le targhe celebrative poste spesso su palazzi altrimenti anonimi.
Il titolo è un omaggio ad un vecchio film di Almodovar ma il legame con la scanzonata commedia spagnola finisce qui. Il livore che circola attualmente è arrivato ad un tale grado o de-grado che gli individui, cooptati in masse, sono capaci di crocifiggere il “nemico” a colpi di tastiera o di urla dissennate.
L’immagine della madre con la bambina in braccio scortata dalle forze di sicurezza che cercano di difenderla da una folla inferocita, quasi pronta al linciaggio, mentre si odono minacce e offese è una scena da raggelare il sangue.