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Imbavagliare la ragione

09/08/2018 di Maria Medici

Mettere in rete un fotomontaggio del “nemico” in cui questi appare come un prigioniero delle Br, con tanto di bavaglio per farlo tacere significa esprimere anzitutto odio. È capitato a diverse persone note, di recente se non ricordo male a Salvini e ieri all’immunologo Burioni che si batte da tempo contro le posizioni dei novax. Dell’odio politico conosciamo bene le tristi vicende, specie chi ha qualche anno in più e ricorda gli anni Settanta, le uccisioni, gli attentati, le stragi, le lotte violentissime fra ragazzi di destra e sinistra. Oggi, verrebbe da dire, siamo più fortunati, perché l’odio politico viene esternato e si riproduce sul Web e non per le strade, a parole e fotomontaggi e non con i fatti. Ma siamo sicuri, poi, che sia proprio così? È vero che l’odio rimane odio ed è solo un fatto circostanziale che si possa mostrare centuplicato grazie alle nuove forme di comunicazione. Tuttavia, le possibilità offerte dal web trasformano gli individui, spesso con quel pizzico di impunità che, giustamente, viene indicata come vigliaccheria. Ed è vero anche che l’odio, specie quello che non costa nulla se non una diteggiatura di tastiera, fa proseliti.


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Le non affinità elettive

26/04/2018 di Maria Medici

L’attuale situazione politica italiana delinea il venire al pettine una serie di nodi che sarà complicato sciogliere. Esigenze di governabilità, legittimamente invocate dal Presidente Mattarella si sommano ad esigenze, altrettanto legittime, di rispondere, da parte di alcuni, in modo serio e responsabile di fronte ai cittadini e al mandato che essi hanno scelto di dare a ciascuna forza politica. Lasciamo da parte per un momento i teatrini della politica e badiamo alla sostanza.


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#Astensionismo al #femminile

17/04/2018 di Maria Medici

A far riflettere chi proclama da settimane che la palma di rappresentante della nazione spetta a lui o al suo partito bisognerebbe ricordare che ci sono undici milioni e mezzo di persone che non hanno votato alle ultime elezioni, più o meno un quarto dell’elettorato. Una percentuale di questo tipo non è una anomalia (o, diciamo, nessuno la considera più tale) ma rientra nella normalità dell’arena politica. Significativo è però il fatto che di questi non votanti ben sette milioni, ossia i due terzi, sono donne. Un numero ben più alto rispetto al passato e che non ha eguali nelle altre democrazie occidentali. Vi è chi ha provato a spiegare questo fenomeno con la crisi che ha colpito la società italiana, la crisi del welfare, che ha riportato il fulcro sociale principale dentro la #famiglia, soprattutto chiedendo alla donna di farsi carico di un pesante fardello ma senza offrire una contropartita, fosse anche un riconoscimento del ruolo femminile nel sistema sociale postwelfare.
Le ragioni che hanno allontanato le #donne dal voto sono molteplici. E con tristezza capiamo come cambiano le cose, come da una stagione all’altra, anche quella che nel 1946 era stata salutata come una grande vittoria della democrazia, ossia il voto alle donne, si è mutata per tante di loro in uno stanco e alle volte rifiutato rituale.


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Una prima analisi

16/02/2018 di Maria Medici

Il dato più interessante, in sede di analisi del voto di domenica scorsa, è sicuramente quello relativo non solo a “chi vince e chi perde” (dove, al netto delle giustificazioni degli sconfitti, il dato appare chiarissimo e non bisognoso di tante spiegazioni), ma quello sul cosiddetti “flussi” dell’elettorato. Direi più “smottamenti”, per usare una metafora di natura sismologica, quale immagine più adatta a questi frangenti. Purtroppo i dati sul flussi sono ancora parziali e bisognerà attendere qualche giorno. Intanto qualche dato appare probabilissimo.

Il M5S ha intercettato molti voti del Pd, pure quelli che, per travaso fisiologico, sarebbero dovuti confluire dal partito di Renzi a Leu. A questi ultimi sono arrivate poche briciole, il resto se l’è pappato tutto Di Maio. Come si è pappato pure i voti di quelli che, altrimenti, non sarebbero andati a votare. Leu è rimasta a secco: non solo ha intercettato poco o nulla di provenienza piddina, ma non ha funzionato neppure da catalizzatore di quel bacino della sinistra che negli ultimi tempi era rimasta in disparte. Qualcuno di quei voti, anzi, se l’è preso Potere al Popolo. Dal canto suo se il M5S ha perso qualcosa quel qualcosa se l’è preso Salvini in nome del nuovo bipolarismo populista.

Con la cartina dell’Italia, il dato visivo non fa prigionieri, non c’è da discutere: l’onda di destra a trazione leghista ha divorato il Centro-Nord, mentre quella grillina si è espansa nel Meridione. Un bipolarismo geografico netto in cui spiccano come macchie isolate le zone in cui il Centrosinistra ha mantenuto qualcosa. Ma sono isole sperdute nell’oceano neopopulista. Magra consolazione è la vittoria di Zingaretti nel Lazio e la tenuta del Centrosinistra a Milano centro. Ma tant’è: è da lì che qualcuno dovrà ripartire.
Il bizantinismo va riservato ora all’enigma della maggioranza.

E qui grafici ipotetici si sprecano ovunque, nell’illustrare possibili alchimie che, mistero della politica, seppure assurde appaiono sulla carta non è detto che alla fine non risultino possibili: M5S+Lega; M5S+Pd+Leu, Centrodestra+Pd.
Tutto è possibile laddove gran parte dell’armamentario utilizzato fino a venerdì scorso in campagna elettorale verrà ora messo in soffitta per lasciare spazio all’arte della politica. Fare attenzione però: la guerra non è finita, si è solo spostata dentro le compagini delle alleanze e dentro le segreterie dei partiti. Si chiama resa dei conti e tocca tutti, vincitori e vinti.




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#Immigrazione e programmi elettorali

08/02/2018 di Maria Medici

Mettiamo da parte le chiacchiere, anche quelle mie, sul binomio buoni/cattivi, altruisti/populisti, salvaguardia del principio di solidarietà umana contro preoccupazione per l’attacco alla presunta “#razza” italiana e via dicendo. Insomma, sgombriamo il tavolo dai principi morali e dalle posizioni ideologiche in materia. Parliamo solo di fatti. Premettiamo, però, una cosa sulla quale, credo, si possa essere tutti d’accordo, sia i contrari che i favorevoli all’#integrazione: ossia che il fenomeno della migrazione attuale – posto che essa sia diversa dalle altre che l’hanno preceduta nei millenni e da quelle che la seguiranno per altri millenni – è un fenomeno epocale, cioè di proporzioni bibliche, per intenderci, fatto di grandi numeri e che coinvolge tutto il nostro pianeta. Si tratta di una premessa indispensabile per essere tutti d’accordo almeno sul fatto che con un cucchiaino non ci svuoti il mare e neppure riesci a trattenere per più di tanto le sue onde che si infrangono sulla riva.


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