“Tempesta emotiva” l’ha chiamata il giudice che ha dimezzato in appello la pena per l’omicidio di una donna da parte del suo compagno perché lei voleva lasciarlo. Il termine “tempesta” è sicuramente nobilitante e va dato atto al giudice dello sforzo poetico attraverso cui rendere quasi più giustificabile l’atteggiamento dell’assassino.
Qualcuno avrebbe la compiacenza di spiegarmi perché se a scendere in piazza con i loro “vaffaday”, per Grillo & co. è democrazia diretta, mentre se 250mila persone sfilano a Milano per dire no al razzismo che ormai dilaga e serpeggia alla luce del sole, allora sarebbero tutti in preda ad un abbaglio perché il razzismo sarebbe una faccenda mediatica (Dio solo lo sa che voglia dire)?
Ogni tanto questo governo tira fuori qualche coniglio dal cappello delle promesse e proposte che nel corso degli anni le due forze di maggioranza hanno ingrossato di tutto e del contrario di tutto. Stavolta, come potente arma di distrazione delle masse è riemersa la faccenda del ripristino delle case chiuse.
Credo che una delle parole chiave di questi tempi sia “percezione”. Dal latino perceptio, il termine rimanda all’atto di prendere coscienza di una realtà che si considera esterna attraverso stimoli sensoriali che vengono analizzati attraverso processi psicologici e intellettivi.
Nell’era del trionfo digitale dei nuovi media applicato all’essere personaggi pubblici è indispensabile, per mantenere dritta la barra del gradimento, tenere sotto controllo le strategie comunicative.